Sono passati otto giorni da Samp-Napoli, la partita dei misteri. È il 24 maggio 2012. L’ispettore capo Gaetano Vittoria manda al dirigente della Mobile, suo diretto superiore, una relazione. È il poliziotto infiltrato. Riferisce le confidenze del portiere Matteo Gianello sui tentativi di truccare la partita. Nel rapporto riservato, letto da “Repubblica”, sono ben descritte le proposte a Cannavaro, Grava e Quagliarella. Sul terzo, dice anche di più. Ma l’attaccante, oggi della Juve, è assente nel processo. Perché? Più che un giallo, è un serio tema difensivo. Accusati di omessa denuncia, per Cannavaro e Grava è stata chiesta alla Disciplinare dal procuratore federale una squalifica di nove mesi. Ma il difensore dei due, Ruggiero Malagnini, uno specialista, legale anche di Udinese e Chievo, tra le infinite discordanze di questo processo ha colto la più suggestiva. L’assenza di Quagliarella. La strategia non tende a coinvolgerlo, solo a mostrare una lesione nel pilastro dell’accusa: la relazione del poliziotto. Palazzi la ritiene valida sia per accusare Cannavaro e Grava, sia per liberare l’attaccante oggi juventino. La Disciplinare sembra turbata da queste dissonanze, come dal colpo di scena dell’avvocato Eduardo Chiacchio. Il difensore di Gianello con una giravolta ha offerto una via d’uscita anche al Napoli. Ha ribaltato il no al patteggiamento di 16 mesi (condotta non collaborativa) nella richiesta di derubricare l’illecito sportivo in semplice violazione del principio di lealtà e correttezza, quindi da squalifica ad ammenda. Slittano intanto i verdetti: la Disciplinare deve scrivere ben 12 motivazioni. È un “rito accelerato”, prevede 48 ore e non 7 giorni per le impugnare. Gianello per otto volte ha negato tutto. «Non scommetto, neanche a “Gratta e Vinci”». Crolla alla nona domanda in Procura. Il pool di Giovanni Melillo con i pm Antonio Ardituro, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri sapeva già molto. Aveva le intercettazioni di Gianello e la relazione dell’ispettore Vittoria. Scrive il poliziotto al capo della Mobile dell’epoca, Vittorio Pisani: «Spontaneamente Gianello racconta di essersi adoperato con l’attaccante Quagliarella, i difensori Cannavaro e Grava al fine di falsare la partita e favorire la qualificazione della Samp alla Champions». Compenso proposto: decine di migliaia di euro. Vittoria aggiunge: «Dopo la partita Quagliarella veniva deriso dallo stesso Gianello in quanto, non avendo segnato, aveva perso il premio da 100 mila euro promesso dal Napoli per ogni gol successivo al decimo». Non convocare Quagliarella adesso è una sorprendente lacuna. Palazzi spiega la sua scelta: «Il contatto non è altrettanto chiaro e perentorio come per gli altri due». Lo dice lui… La Procura convocò invece Vittoria per saperne di più. È il 6 ottobre 2010. Presente il dirigente della Mobile, Pisani. L’ispettore racconta il suo ruolo, i rapporti con i dirigenti del Napoli, la sua attività nel «recuperare nottetempo atleti in locali pubblici… in compagnie non ideali e persino ubriacandosi ». Si riferisce al campionato 2009- 2010 e fa il nome di un giocatore ceduto. Vittoria sa tutto di Gianello, di scommesse a Londra con «gente del Nord» per evitare i controlli Snai, della sua speranza di comprare con le scommesse truccate una casa per sé, dopo averne regalate due a madre e fratello. Di Gianello parla anche Mazzarri, interrogato dal pm Ardituro il 19 settembre 2011. «Un ragazzo “leggero” che si allenava senza particolare impegno». Leggero, quindi. Il Napoli trae vantaggio indiretto dalle difese dei legali Chiacchio (per Gianello) e Malagnini (per Cannavaro e Grava) perché rimarcano che l’ex terzo portiere non è credibile neanche per la Disciplinare, che ha bocciato il patteggiamento. Ma Cannavaro, esasperato, va oltre. Con un esposto-querela. «Con studiate, mirate capriole opportunistiche ha mentito dinanzi al pm e perseverato con la giustizia federale » per alleviare la sua posizione. «Condotta infedele e calunniosa». Stasera o domani le prime sentenze.
Fonte: Antonio Corbo per “Repubblica”
La Redazione
C.T.
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