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Le ripartenze della Mazzarri-band? Micidiali con il Pocho e Pandev

L'analisi di Adriano Bacconi del match all'Olimpico contro la Juventus

Partiamo dalla fine. Lavezzi nel giorno del probabile commiato saluta con le lacrime abbracciando Mazzarri, Cavani e idealmente tutti i tifosi, a cui regala il guizzo decisivo, quello che cambia il destino della partita. Sul fallo da rigore di Storari torneremo, per ora è sufficiente sottolineare la testardaggine del Pocho che va con tutte le sue forze a prendersi una palla che sembrava persa. Fa parte del suo Dna, del suo modo di intendere il calcio, del suo istinto di attaccante di razza. Un saluto quindi brillante che oscura quello, sull’altro fronte, di Del Piero, forse troppo festeggiato nella domenica dello scudetto per poter trovare le motivazioni giuste per concedere il bis.
La conquista della Coppa Italia cambia il segno della stagione di Lavezzi ma, più in generale, del Napoli. Il fatto di averla ottenuta ai danni del freschi campioni d’Italia dilata i meriti e la soddifazione anche del presidente De Laurentiis che esulta prima in tribuna e poi in campo. Ma il più contento, nel suo intimo, è senz’altro Walter Mazzarri. Il cammino spesso arrembante nelle coppe ha compromesso un po’ la classifica del campionato ma il sacrificio è stato alla fine premiato.
La gara non è stata facile anche se l’inizio era stato più che promettente. Pronti via e Campagnaro sfrutta l’intesa approssimativa tra Estigarribia e Caceres, che mai avevano giocato insieme sull’out sinistro, e crea due nitide palle gol. Centralmente Pirlo è braccato a rotazione da centrocampisti e attaccanti azzurri e perde numerosi palloni, anche i suoi lanci sono meno ispirati del solito. Ad impostare è Bonucci che ci prova ma prendendo eccessivi rischi. Il Napoli recupera palla e riparte in entrambi i casi in verticale su Lavezzi sempre ben posizionato dietro ai centrocampisti bianconeri. Nel primo caso il passaggio è per Cavani fermato in dubbio offside, nel secondo l’argentino prova con poco forza il tiro da fuori. Dopo 20 minuti di predominio territoriale e tattico del Napoli si vede anche la Juve disposta con un 3-5-2 a mio avviso eccessivamente prudente con due esterni molto bassi e con gli interni poco propensi ad inserirsi senza palla. Così anche quando i bianconeri prendono le misure all’avversario ed entrano in partita non riescono a mettere in mostra quegli automatismi che ne hanno fatto la vera novità tattica della stagione. Del Piero e Borriello sono troppo soli lassù ed i pochi bagliori sono solo il frutto di spunti individuali come quando l’ex romanista semina Aronica e tira di poco a lato sul palo lontano.
Più manovriero invece il Napoli, anche nei momenti in cui non riesce a comandare il gioco con continuità. Quasi sempre il fulcro di queste combinazioni è Lavezzi. Ad esempio al 28’ c’è un fraseggio ragionato Campagnaro-Maggio che sembrano proprio aspettare l’arrivo del compagno a sostegno. Si crea così il «3 contro 2» in fascia tanto caro a Mazzarri. Stop e cross del Pocho. In area partono in colpevole ritardo sia Cavani, sul primo palo, sia Hamsik, sul secondo, così la palla attraversa beffarda tutta l’area di porta e termina sul fondo (foto 1). Il primo tempo si chiude a reti bianche proprio per la latitanza del Matador e dello slovacco che non entrano nel vivo del gioco nonostante dalla panchina gli si chieda di invertire spesso la posizione di partenza. Così anche nella ripresa è Lavezzi l’unico tenore a cantare a portare la croce. Dopo pochi minuti triangola stretto con Dzemaili. Lo svizzero entra di prepotenza in area e crossa basso per Cavani, ancora in ritardo all’appuntamento con la palla.
Dopo questo guizzo il ritmo partita si abbassa. Il Napoli arretra un po’ il baricentro sornione come ad aspettare la fiammata giusta. La Juve tiene di più il pallino ma sembra impotente. Serve un jolly per uscire dall’empasse. Lo pesca il Napoli su schema da fallo laterale. Battuta lunga di Campagnaro (una volta alla Domenica Sportiva, scherzandoci un po’, dissi che questo era lo schema più pericoloso dei partenopei). Spizzata di Cavani che sovrasta Caceres, Bonucci sembra in controllo della situazione ma perde inopinatamente l’equilibrio. Lavezzi in quel momento ha due metri di svantaggio su Barzagli ma decodifica per primo il potenziale pericolo e si butta sulla palla anticipando, oltre ai due difensori della Juve, anche Storari che esce in grave ritardo, ma questa non è una novità (foto 2). Il rigore è netto, la trasformazione di Cavani perfetta, il vantaggio del Napoli meritato per aver messo la lucidità davanti alla generosità nella gestione della partita.
Da lì in poi il copione sembra scritto. Conte passa al 4-3-3, cambiando il tridente d’attacco e ottiene più velocità davanti e più buchi dietro. La seconda conseguenza gli è fatale. Pandev dà fiducia ad Hamsik, in un repentino contropiede (foto 3). Il 2-0 evita patemi finali… Non è la Coppa con le grandi orecchie ma vale comunque una stagione.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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