Oje vita, oje vita sua…La colonna sonora dell’ultimo soldato innamorato è in quel concerto a più gol d’un anno vissuto straordinariamente assieme e ciò che resta del fluido magico d’una notte da Champions, la notte del matador, è la dedica solenne a una città ormai ubriaca persino di sé: «E’ per la gente, per i nostri fantastici tifosi. E’ per Dio che mi dà la forza, ed è per la mia famiglia». E’ per Edinson Cavani che ci si perde tra il cavalcavia dei ricordi, quarantuno reti belle e impossibili, il campionario d’un giocoliere dei sentimenti che s’è messo in testa idee meravigliose.
Il festival del goleador che va in scena da Boras al San Paolo è un’inno alla felicità da conservare per l’eternità, un acuto dietro l’altro che conduce alle vette più alte della storia calcistica d’un club divenuto esempio di lungimiranza, un modello d’esportazione, la sintesi perfetta da seguire con cura.
IL PIU’ BELLO – La domanda che sorge spontanea, da prodezza in prodezza, è un invito a rivedere le magnifiche perle d’un Cavani cangiante, perfido e diabolico o cinico e scaltro o regale e munifico o geniale e ribelle, un vocabolario impreziosito con una cadenza impressionante: «Quello con la Steaua, forse….O chissà, quello con il Lecce» . L’archivio del gol va aggiornato a ritmo continuo e l’uno-due che ha steso pure il “principesco” Manchester City ora s’assesta della top ten delle invenzioni di questo archimede dei sedici metri che pure stavolta s’è industriato a modo suo, mettendoci la fronte spaziosa ed il destro chirurgico, per lanciarsi sul Villarreal e poi consegnarsi alla Storia…
BENE, BRAVO, BIS – Al doppio Cavani ormai ci avrete fatto l’abitudine ma quando tutto ebbe inizio, in Svezia, in casa dell’Elfsborg, forse in pochi ci avrebbero creduto: e invece, a seguire, una doppietta a Cesena e una al Parma al san Paolo, una all’Olimpico alla Roma e un’altra al Cagliari a Fuorigrotta, su un’altalena che manda in estasi, stordendo come bambini gioiosi al parco giochi. «E’ un gran momento che vogliamo goderci, perché noi pensavamo di potercela fare con il Manchester City e sentivamo di potercela giocare in Champions».
BENE, BRAVO, TRIS – Il girone della morte scovato dal destino nelle urne del sorteggio d’agosto in realtà appare una botta di vita fragorosa, luminarie che s’accendono nelle notti misteriose del campionato, dell’Europa League o della Champions, triplette che esaltano il fiuto del gol d’un Diabolik delle aree di rigore capace di mandare in estasi la sua Napoli e di tormentare come se fosse un laser la Juventus e la Sampdoria, la Lazio, l’Utrecht e il Milan, le vittime illustrissime della bramosia uruguagia. Il terno sulla ruota di Cavani è l’ennesima dimostrazione di potenza tecnica e atletica di un attaccante che stupisce un giorno sì e l’altro pure e che con il City s’è lasciato alle spalle l’unico vero momento di pausa vissuto.
ATTACCO AD ALTAFINI – La realtà come spesso accade è capace di superare la fantasia in un lampo, e in quindici mesi ha ribaltato gli archivi e scritto nuove pagine d’un romanzo infinito: il primato che non t’aspetti – mai e poi mai in così poco tempo – è ormai a portata di piedi di quel Cavani senza frontiere che in Europa con le sue undici reti s’è già ormai spinto oltre Jarbas Faustino Cané, mirando dritto al trono di José Altafini che è quattro reti più in là. Il poker dell’asso.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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