Già il risultato non ci ha detto bene, e questo bastava e avanzava, ieri mattina, per condannarci a un risveglio carico di inquietudine e amarezza. I titoli che avremmo trovato sui giornali – compreso il nostro – aleggiavano come spettri, nelle menti dei tifosi svogliatamente diretti verso le edicole e da lì al lavoro, a scuola, ai crocicchi del nostro eterno bar sport. Figuraccia internazionale, autostima sotto i tacchi, improvviso ritorno di fiamma per il troppo in fretta ripudiato Cavani eccetera eccetera. Ma tanta pena sia pure comprensibile diventa poca cosa davanti alla rabbia per un’altra, ben più grave sconfitta.
La sconfitta incassata sempre martedì dalle parti dello stadio, nel pub londinese di Holloway Road dove un gruppo di tifosi (tifosi?) napoletani ha letteralmente distrutto arredi e fracassato finestre e, soprattutto, ferito un paio di avventori (ovviamente) supporters dell’Arsenal. Non solo: davanti allo stadio un altro gruppetto se l’è presa addirittura con una povera donna che passava di lì, colpendola incredibilmente a cinghiate. Insomma sconfitta pesante, e su questo non c’è da scherzare. Sconfitta di civiltà, in un campionato che non prevede la gara di ritorno: la violenza, la sopraffazione non si cancellano mai, non si dimenticano, lasciano il segno in chi le subisce.
Per questo serve, e serve subito, un segnale di assoluta e netta presa di distanza. Lo diciamo noi per primi: questi napoletani non ci rappresentano, né come «coinquilini» di una città che si porta dentro una grande tradizione di fratellanza e rispetto per il prossimo, né come supporters di una squadra, una delle più amate nel mondo, da sempre capace di ispirare simpatia e attenzione positiva. Altro che titoloni tristi sulla prestazione grigia degli uomini di Benitez, ieri sui siti online di tutto il mondo l’unico titolo «sparato» in tutta evidenza raccontava lo stupore e lo sdegno per le gesta dei «neapolitan hooligans», documentate da fotografie e testimonianze inequivocabili. Fermiamoci subito. La società di De Laurentiis si faccia sentire, presti ogni collaborazione possibile agli inquirenti per arrivare all’identificazione dei colpevoli: se è gente partita per Londra con il biglietto dello stadio in tasca, stringere il cerchio non è impossibile. E in ogni caso, si facciano più stringenti controlli, si impedisca la prossima volta di far salire sull’aereo simili ambasciatori di comportamenti inqualificabili. I tifosi stessi, quelli veri, quelli che hanno a cuore le sorti della squadra esattamente quanto le sorti della città (e sono tantissimi, sono la stragrande maggioranza) facciano terra bruciata intorno ai pochi teppisti indegni di sostenere i colori azzurri. Lo sport non è questo, Napoli non è questa, e la posta in gioco è altissima. Napoli lotta faticosamente ma legittimamente per conquistarsi un posto d’onore nella Champions del turismo mondiale; a Napoli e nella fascia costiera che si estende fino a Sorrento sono milioni gli inglesi che ogni anno arrivano per godersi le nostre bellezze. Non è un eccesso ricordare che un pugno assestato in un pub può mandare in frantumi anni di credibilità, di lavoro serio, di speranze per il futuro. Napoli, il Napoli, non lo meritano (però Benitez: la prossima volta metta una sveglia sotto le magliette dei calciatori. Tanto sono mimetiche, non si noterà).
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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