Le mani degli «zingari» sulla Champions League. Gli slavi puntano in alto, i campionati locali vanno loro stretti, hanno ambizioni internazionali. Come riferisce un confidente agli investigatori della questura di Bologna.
Organizzazione potente. La fonte, si legge nell’informativa, racconta che «tra i più addentrati nel settore è notoria l’esistenza di un’organizzazione criminale strutturata di slavi a suo dire molto potente, in grado di alterare competizioni anche ai più alti livelli compresa l’Europa e la Champions League». Tale gruppo è particolarmente attivo in Francia e in Germania, ma l’informatore non è in grado di aggiungere ulteriori dettagli, ovvero «dove sia stanziata e se abbia influenze sulle competizioni nazionali italiane». Sa per certo però che «la piazza sicuramente più importante in Italia dove attingere informazioni qualificate su eventi sportivi alterati è quella di Milano» e aggiunge di avere appreso «che esisterebbe un soggetto di origine toscana…in possesso di informazioni particolarmente interessanti». Di tale personaggio gli inquirenti sono risaliti all’identità: è uno scommettitore con precedenti per puntate clandestine e usura, con l’aggravante di avere agevolato un’associazione camorristica.
Doni abbandonato dai compagni. Il capitano dell’Atalanta è stanco, le accuse nei suoi confronti da parte di Nicola Santoni lo mettono sotto pressione e lo stanno isolando dal resto della squadra che durante gli allenamenti – dice – evita persino di rivolgergli la parola. Di tutto ciò si sfoga con Daniele Benfenati, fratello di Antonio, l’avvocato di Santoni.
Doni: «M’ha messo nella merda! Non sto calmo…ma che sto sereno?!… ma io sono qui che mi alleno, cioè te! ma con la gente… coi miei compagni che non mi parlano nemmeno adesso! cioè ma ti rendi conto?! ma è normale? ma è normale quello là oh?! Dai Dani io non so…. io, io veramente, io… ma… cioè la delusione più grossa è questa! Io cosa devo fare, adesso?…».
Benfenati: «Cioè da quello che ho capito io lo scopo non era quello di…».
D: «Te lo chiedo per favore! te lo giuro per mia figlia, che la smetta! per favore!».
B: «Va bene».
D: «Devo mettermi a piangere?! mi metto a piangere! basta che la smetta … oh!».
«Vieni alla festa di mia figlia?». Carlo Gervasoni, difensore in forza alla Cremonese, era assiduo frequentatore e amico del portiere Marco Paoloni, che secondo gli investigatori avrebbe versato del tranquillante nelle borracce dei compagni di squadra. Abitano nello stesso condominio di via Bergamo a Cremona, motivo per cui non hanno necessità di telefonarsi spesso. I due, sottolineano gli investigatori negli atti dell’inchiesta, sono accomunati «dal vizio del gioco». Il 9 febbraio 2011 tra gli amici intercorre una delle rare conversazioni telefoniche: Paoloni chiede a Gervasoni se «in riferimento a una questione della quale avevano già parlato, fosse intenzionato a venire la domenica prossima alla festa organizzata per la figlia Giulia».
Ma come fanno a partecipare alla festa se sarebbero stati impegnati in campo? «Si era tempestivamente accertato che il compleanno della figlia del Paoloni, Giulia, ricorreva il giorno 8 giugno; tale richiesta era subito sembrata alquanto singolare e prematura». Si evidenzia poi che per l’imminente match del 13 febbraio Paoloni aveva maneggiato affinché la gara si concludesse con un over. Conclusione degli investigatori: «La richiesta di partecipazione alla festa pertanto non poteva essere interpretata che come una proposta di partecipazione alla combine».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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