Le lacrime di Elio. «Di rabbia, quella rabbia che provo quando non riesco a vincere anche se sono convinto di essere il più forte». La prima Olimpiade di Elio Verde, casertano di Trentola Ducenta («Duecento tifosi nel nostro bar, il Pertini, per seguire la gara in tv», racconta il fratello Ferdinando, presente sugli spalti dell’Excel Arena), è finita con il quinto posto. Perfetto nei primi 5 incontri della categoria 60 kg, il poliziotto ha perso la semifinale contro il giapponese Hiroaki Hiraoka, proprio così si chiama, per ippon dopo 1’ e 8 secondi ed è stato battuto al nono secondo del golden score, il tempo di recupero, dal brasiliano Felipe Kitadai nella finalina per il bronzo. Dopo le lacrime e il controllo antidoping non ha avuto la forza di risalire in tribuna per assistere al successo del russo Arsen Galsytan, allenato dall’italiano Ezio Gamba, ex ct azzurro, che sarebbe stato scelto da Vladimir Putin, grande appassionato di judo.
«Ero convintissimo di poter salire sul podio, gli ultimi due avversari li avevo battuti prima dello stop». Dopo otto mesi di inattività Verde è tornato direttamente sul tatami olimpico, solo una parentesi nei campionati italiani per saggiare le condizioni fisiche in vista del grande evento. «Quanto potrebbe aver inciso questa sosta forzata per l’operazione al ginocchio? Non mi aggrappo ai se e ai ma, io cerco di essere un uomo concreto. Purtroppo certe occasioni capitano una sola volta nella vita e devi essere bravo ad afferrarle: a Londra non ce l’ho fatta, la delusione è forte ma dovrò essere in grado di superare questo momento e recuperare la concentrazione. Vado avanti, ci sono le Olimpiadi di Rio de Janeiro da affrontare in un’altra categoria, i 66 kg. Si apre già un nuovo ciclo».
Ha il volto scavato, Elio, e la ragione è quella del peso. «Sono sui 68 chili, però dopo la Coppa del mondo del 2009 avevo deciso di puntare alla categoria 60 per le Olimpiadi, a costo di grandi sacrifici, non solo alimentari. Li ho fatti volentieri, sono riuscito ad arrivare ai Giochi anche se il quinto posto è stretto, difficile da accettare». Ci sono amici che lo incoraggiano davanti agli spogliatoi, una Coca Cola e una barretta di cioccolata offerte per tirarsi su. «Anche mio fratello è stato judoka, abbiamo cominciato assieme, poi lui si è fermato dopo un incidente stradale e adesso si dedica alla gestione della nostra caffetteria in piazza Pertini. La gente di Trentola Ducenta mi è stata vicina, l’ho sentita sempre al mio fianco in questi anni e avrei voluto dedicare ai miei concittadini una medaglia olimpica, la più prestigiosa. Come al mio allenatore, Dario Romano, un secondo padre per me».
Sente di avergli dato una delusione, anche se il tecnico nega: «Bisogna reagire – replica il tecnico – il tatami ci ha detto una cosa ma Elio saprà riscattarsi: ha ottenuto risultati straordinari in questi anni, è giovane e ha un grande futuro. Adesso aspettiamo tutti Francesco».
Francesco è l’altro judoka di Trentola Ducenta, Faraldo, categoria 66 kg: oggi è il suo giorno all’Excel Arena e ci sarà anche Verde a tifare per lui. Ci sono tre campani nella nazionale del ct Felice Mariani, che quattro anni fa a Pechino accompagnò all’oro Giulia Quintavalle: il terzo è Antonio Ciano di Torre del Greco, categoria 81 chili. Come spiegare questa massiccia presenza? «Non c’è da sorprendersi. Al di là di qualificati maestri e storiche società c’è un elemento importante dalle nostre parti: la strada».
Verde viene da una terra difficile, ha sentito sulla sua pelle di ragazzo i disagi e i rischi. «Sulla strada noi siamo cresciuti e la strada insegna cose che né i genitori, né la scuola possono insegnarti. Quella è una giungla e devi maturare in fretta perché altrimenti rischi di finire nel posto sbagliato, con amici che possono metterti su percorsi pericolosi. A me questo non è capitato». Suggerisce il fratello Ferdinando: «Si è salvato con il judo». Annuisce Elio, la serenità recuperata un’ora dopo la sconfitta. «È stata una batosta, ma devo guardare avanti. Ho ventiquattro anni, sono giovane e pronto per nuove sfide. Sento già la voglia di riscatto». Via le lacrime.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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