E’ in quel buco (grigio) che s’annida il pericolo o forse la paura d’essere inghiottiti da una crisetta senza ritorno. E’ da quella dimensione sconosciuta che De Laurentiis vuole sfuggire, perché i manager ragionano attraverso parametri diversi. E’ in quella piccola (grande) babele che c’è nascosto il terrore di ritrovarsi poi sommerso da una valanga di impegni economici evidentemente pregiudizievoli: però ci sono uno svizzero (Dzemaili), un macedone (Pandev), un cileno (Vargas), un argentino (Fideleff), tre italiani (Donadel, Rosati e Vitale) ed un’ombra minacciosa che s’allunga fin dentro al bilancio e lo manda in crisi, facendolo barcollare attraverso la (legittima) preoccupazione di dover saldare, fino al prossimo giugno, poco meno di venti milioni lordi d’ingaggio. E’ lì, dunque, una delle verità di quest’estate paludosa, sprecata ad inseguire il nulla, cedendo Behrami all’Amburgo e prendendosi ciò che il destino ha lasciato in consegna, compreso l’addio di Calaiò in cambio d’un simbolico riconoscimento di 350mila euro da riscuotere con l’eventuale promozione del Catania.
L’IMBUTO. E’ quasi una squadra (che sta ai margini) a rappresentare il tormento manageriale, perché poi bisogna aggiungere anche Ciano e Maiello ed a gennaio Uvini: e son soldi pure quelli, certo, che costituiscono un cosiddetto tesoretto o comunque una riserva su cui un giorno eventualmente contare. La somma che fa la differenza (persino d’umore) non è irrilevante e, gira e rigira, tra stipendi e contributi, il «lordo» s’aggira tra i quindici ed i venti milioni di euro, spiccioli più o spiccioli meno, ed averceli o doverli versare non è la stessa cosa. Castelvolturno è una cappa d’afa e non c’è un filo d’aria: né gente che viene, né gente che va. Però Fernandez (che oggi volerà in Inghilterra per legarsi allo Swansea) è a bordo campo, Vitale ha il motore caldo per volare a Terni…Sempre poco, secondo il progetto.
Fonte: Cds
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