No, Keita no. Un contrasto, un trauma distorsivo al ginocchio destro, ha provocato una distrazione capsulo-meniscale esterna. E’ successo giovedì pomeriggio, pochi minuti prima della conclusione dell’allenamento, la notizia era stata segretata. La maledizione s’è abbattuta anche su Keita, ieri è rimasto a riposo, è stato sottoposto a controlli strumentali, quasi certamente salterà Napoli, le speranze sono minime, oggi effettuerà un provino. La disponibilità dipende dal dolore, l’intenzione è tenerlo a riposo.
Per qualche ora s’era temuto il peggio, in serata i medici della Lazio hanno fatto chiarezza. Keita è stato controllato dal professor Lovati, responsabile ortopedico della società. Se non ce la farà per Napoli, proverà a recuperare per il match con il Torino (19 aprile). Per fortuna non si tratterebbe di un guaio grave, ma se il dolore persisterà, dovranno essere effettuati ulteriori accertamenti.La Lazio ha perso la sua stellina in un week-end cruciale, è una maledizione che s’abbatte ripetutamente sui biancocelesti, ogni volta che i traguardi s’avvicinano.
FELIPE ANDERSON – Si stava perdendo, ha ripreso vigore, ha ritrovato la serenità necessaria, le motivazioni giuste, così raccontano. Le panchine, il rigore sbagliato contro il Ludogorets (all’andata), le bocciature seguenti, l’anonimato, il peso schiacciante dei 9 milioni di euro (il costo del cartellino), le prestazioni deludenti, un carattere timido. Felipe Anderson ha pagato problemi di vario tipo, l’hanno condizionato, non gli hanno permesso di spiccare il volo. Reja, una settimana fa, aveva stupito tutti con un’avvertenza: «Attenzione a Felipe Anderson, lo sto vedendo molto più sereno, sta dimostrando grandi mezzi, avrà spazio, spero di farlo giocare presto». Edy, orfano di Keita, potrebbe scegliere lui in vista di Napoli, potrebbe piazzarlo a sinistra nel tridente. Felipe Anderson aspetta una nuova chance, se l’avrà (dall’inizio o in corsa) sarà una prova d’appello, non potrà bruciarla, ha sprecato tanti bonus. Il tempo stringe, l’Europa pressa, gli alibi sono finiti. Lotito e Tare non hanno smesso di credere in lui. E Reja, tra un problema ed un altro, s’è messo in testa di recuperarlo. Prima dell’annuncio di sabato scorso il tecnico era stato chiaro: «Felipe Anderson? Deve darmi di più, deve farmi vedere che è pronto». Felipe Anderson ha capito che serviva una scossa, che l’ultimatum era stato lanciato, che non poteva starsene confinato in panchina, lontano da tutto e tutti, aspettando le vacanze. Prima s’è abbattuto ed isolato, poi s’è messo sotto, s’è dato una mossa.
LE OPZIONI – E’ emergenza, gli allarmi suonano in tutti i reparti. A Napoli non ci saranno Biglia (squalificato), Keita (a meno di recuperi-lampo), Biava, Klose, Gonzalez, Dias e Marchetti (ieri si è allenato, non è ancora pronto). E’ pesante anche l’assenza di Biava, non ha recuperato, si sperava nella sua presenza a Napoli: lo tormenta un ginocchio. Reja preferisce tenerlo a riposo, vuole recuperarlo per il match col Toro. Edy, povero lui, si chiede come tirare avanti, pensa di partire col 4-3-3. In difesa non è disponibile Dias (lunedì i controlli, spera nel via libera) e Novaretti s’è allenato pochissimo, è reduce da un problema muscolare, andrà solo in panchina. A disposizione ci sono soltanto Ciani e Cana, formeranno la coppia centrale, Konko e Radu si piazzeranno a destra e a sinistra. A centrocampo toccherà ad Onazi, Ledesma e Lulic. In avanti, senza Keita, il tridente sarà formato da Candreva, Helder Postiga e Mauri (tapperà il buco a sinistra). Reja aveva pensato un’altra Lazio, prevedeva la presenza di Mauri in versione falso nueve, l’infortunio di Keita ha stravolto i piani. Il furlan sembra intenzionato a sganciare l’attaccante portoghese, a piazzarlo al centro dell’attacco.
CAVANDA – Un approfondimento, riguarda Cavanda. In settimana è esploso il caso Nazionale, l’esterno ha sempre dichiarato amore al Belgio, ma il cittì Wilmots continua a scartarlo. Cavanda ha origini angolane e il selezionatore dell’Angola, Romeu Filemon, lo vuole a tutti i costi in vista delle amichevoli contro Marocco e Iran del 28 e 30 maggio.
FELIPE ANDERSON – Si stava perdendo, ha ripreso vigore, ha ritrovato la serenità necessaria, le motivazioni giuste, così raccontano. Le panchine, il rigore sbagliato contro il Ludogorets (all’andata), le bocciature seguenti, l’anonimato, il peso schiacciante dei 9 milioni di euro (il costo del cartellino), le prestazioni deludenti, un carattere timido. Felipe Anderson ha pagato problemi di vario tipo, l’hanno condizionato, non gli hanno permesso di spiccare il volo. Reja, una settimana fa, aveva stupito tutti con un’avvertenza: «Attenzione a Felipe Anderson, lo sto vedendo molto più sereno, sta dimostrando grandi mezzi, avrà spazio, spero di farlo giocare presto». Edy, orfano di Keita, potrebbe scegliere lui in vista di Napoli, potrebbe piazzarlo a sinistra nel tridente. Felipe Anderson aspetta una nuova chance, se l’avrà (dall’inizio o in corsa) sarà una prova d’appello, non potrà bruciarla, ha sprecato tanti bonus. Il tempo stringe, l’Europa pressa, gli alibi sono finiti. Lotito e Tare non hanno smesso di credere in lui. E Reja, tra un problema ed un altro, s’è messo in testa di recuperarlo. Prima dell’annuncio di sabato scorso il tecnico era stato chiaro: «Felipe Anderson? Deve darmi di più, deve farmi vedere che è pronto». Felipe Anderson ha capito che serviva una scossa, che l’ultimatum era stato lanciato, che non poteva starsene confinato in panchina, lontano da tutto e tutti, aspettando le vacanze. Prima s’è abbattuto ed isolato, poi s’è messo sotto, s’è dato una mossa.
Fonte: Corriere dello Sport
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