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L’avvocato Guido Clemente: «Sentenza errata: niente prove contro i due calciatori»

Il professore Clemente di San Luca: «Vanno prosciolti, la Disciplinare non ha accertato le responsabilità»

Promotore del comitato «La classe non è acqua», che diede vita al «Te Diegum» nel ’91 dopo l’addio di Maradona al Napoli, il professore Guido Clemente di San Luca è ordinario di diritto amministrativo presso la Seconda università di Napoli e dà valutazioni da giurista su penalizzazione e squalifiche. «E infatti la mia convinzione sul proscioglimento del Napoli, di Cannavaro e Grava in secondo grado ha esclusivamente basi giuridiche».

Perché ne è convinto?
«Si discute dell’iniquità dell’ordinamento sportivo, specie su responsabilità oggettiva e omessa denuncia. A prescindere da questo, la sentenza della Disciplinare è giuridicamente sbagliata».
Per quali ragioni?
«L’istruttoria non ha dimostrato che Cannavaro e Grava si siano resi colpevoli di omessa denuncia. L’articolo 7 del codice di giustizia sportiva dispone che l’obbligo incombe su affiliati «che siano venuti a conoscenza in qualunque modo che società o persone abbiano posto o stiano per porre in essere» un illecito o tentativo di illecito: la sentenza non dimostra che i due abbiano ricevuto proposte del genere».
Gianello non ha affermato il contrario?
«A parte il fatto che ha cambiato più volte la sua versione dei fatti, in ogni caso nessuna delle dichiarazioni da lui rese è comprovata da riscontri: c’è la sua parola contro quelle di Cannavaro e Grava. La Disciplinare si è espressa in modo “apodittico e assertivo”, senza dimostrare quanto afferma sulla base di una convinzione palesemente preconcetta. L’organo giudicante non risponde ad alcune domande nella sentenza».
Quali?
«Di quale proposta si tratta? In quali circostanze e in che termini sarebbe stata formulata? Gianello ha dichiarato di «aver scelto l’occasione di un allenamento» per rivolgersi a Cannavaro e Grava: si è andati oltre l’assoluta vaghezza della dichiarazione per verificarlo? L’istruttoria non è stata in grado di dimostrarlo».
Quindi non ci sono riscontri?
«No. E non possono in alcun modo considerarsi tali le intercettazioni telefoniche cui fa riferimento la decisione e nemmeno la deposizione dell’ispettore di polizia a cui Gianello ha fatto queste confidenze. Le intercettazioni, anzi, escludono coinvolgimenti di Cannavaro e Grava: non emergono riferimenti ai due».
Come avrebbero dovuto regolarsi i giudici di primo grado?
«Non fare altro che prosciogliere Cannavaro e Grava: contro la loro parola, infatti, sussiste soltanto quella di Gianello, le cui dichiarazioni, fra l’altro, sono tra loro quasi mai coerenti. L’organo giudicante, viceversa, sostiene il contrario e illegittimamente: l’istruttoria non ha provato che Gianello abbia detto quel che ha detto ai suoi compagni non con tono scherzoso, ma seriamente».
E per la responsabilità oggettiva del Napoli?
«Questo principio, come la Disciplinare riconosce, «negli ultimi tempi ha subito una serie di attenuazioni in via applicativa»: ciò dovrebbe implicare il dovere di valutare caso per caso. Per quel che concerne gli addebiti di Cannavaro e Grava risulta dimostrata la loro assoluta inconsistenza. Gli illeciti di Gianello non sono stati compiuti nell’ambito delle prestazioni del Napoli».
Cosa si aspetta dalla Corte federale domani?
«L’assoluzione piena di Cannavaro e Grava perché non hanno fatto un’omessa denuncia, la condanna di Gianello e la cancellazione della sanzione di 2 punti del Napoli perché, assolti Cannavaro e Grava, non c’è responsabilità oggettiva nei loro confronti. E sottolineo che la par condicio si applica non sanzionando nel corso del campionato».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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