Mattia Grassani, avvocato e legale della SSC Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a La Repubblica in merito alla questione Luciano Spalletti-nazionale: “Spalletti ha chiesto di essere liberato anticipatamente dal contratto di prestazione sportiva e dall’accordo sui diritti d’immagine. Per motivi strettamente personali non intendeva allenare nella stagione 2023/24, in Italia ed all’estero, presso club o nazionali. Il Napoli ha acconsentito rinunciando ad avanzare ogni pretesa risarcitoria, a condizione della fissazione di un corrispettivo in caso di inadempimento di tale impegno, determinante per ottenere il consenso del club azzurro. Mi riferisco ovviamente all’anno sabbatico. Non si può parlare, dunque, di patto di concorrenza. I presupposti su cui la penale si fonda sono altri e il tecnico sa benissimo cosa ha firmato. Esiste un vincolo di riservatezza, questo posso confermarlo, ma non mi risulta sia stato violato. La cifra era inizialmente di 3 milioni, ora ridotta a 2,650 milioni. Questo perché l’ammontare si riduce proporzialmente al decorrere delle mensilità della stagione sportiva in corso. La quantificazione non è ancora stata fatta perché la questione non attiene al quantum, ma al principio. In ambito federale, l’allenatore non ha più vincoli quindi è libero di fare le proprie scelte, assumendosene, ovviamente, le conseguenti responsabilità. Deciderà ovviamente il presidente De Laurentiis se procedere oppure no. La gestione dei rapporti con l’allenatore e con la Figc è di esclusiva competenza del numero uno del club. Ovviamente l’ho sentito. De Laurentiis ha espresso pubblicamente in maniera inequivocabile con il comunicato di Ferragosto il suo pensiero. Che resta quello. Ripeto: Spalletti ha comunicato che intendeva prendersi una stagione di riposo in ragione dello straordinario impegno profuso per conseguire il risultato dello scudetto. Su queste basi, il presidente De Laurentiis aveva accettato di rinunciare a qualsivoglia rivendicazione economica, compreso il risarcimento danni per l’anticipata e unilaterale interruzione del rapporto. È chiaro che se i presupposti cambiano, anche l’atteggiamento della società può cambiare”.
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