L’avvocato Eduardo Chiacchio, tra i principali esperti italiani di diritto sportivo, era ieri impegnato davanti alla Corte di giustizia federale per difendere la Juve Stabia.
Avvocato, come giudica la decisione della Corte?
«Secondo la valutazione dei giudici non c’è corrispondenza tra i referti dei due commissari federali, ovvero solo uno dei due ha riportato la presenza dei cori. Per questo motivo ha chiesto un supplemento di indagini. Fin qui tutto nella normalità: il fatto nuovo è la sospensione della pena, quasi mai un organo di giustizia federale la dispone».
È un precedente condizionato dalla richiesta della Lega Calcio di rivedere la norma sulla discriminazione territoriale?
«Se è necessario approfondire nel merito la questione è giusto che si faccia. Quello che è eccezionale è la sospensione, perché non accade mai che società sanzionate o calciatori squalificati tornino in campo in attesa di altri accertamenti».
A cinque mesi dalle disposizioni Uefa di “tolleranza zero sul razzismo” è giusto secondo lei rinviare la decisione?
«Platini ha ribadito che il concetto di territorialità appartiene solo all’Italia e non è previsto dall’Uefa, che condanna e censura ogni discriminazione. Lo stesso, sia chiaro, fa la Corte di giustizia federale che ha fatto intendere che in presenza di accertati cori discriminatori avrebbe confermato la chiusura del Meazza».
È curioso che la Corte sottolinei che un ispettore federale fosse a due metri dai presunti cori quando in primo grado Tosel non ne ha fatto cenno…
«Questo però incide sulla portata della sanzione, perché se un coro non viene percepito da tutto lo stadio si chiude solo un settore. Di fatto la Corte ha bollato come frettolosa la decisione di primo grado. In ogni caso per me sono assolutamente discriminatori i cori inneggianti al Vesuvio o al colera e in quanto tali vanno puniti anche chiudendo lo stadio».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
L.C.
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