«Mi domando se tutto questo non è un modo per lavarsi la coscienza prendendo di volta in volta decisioni esemplari e chiudendo gli occhi su quello che accade ogni giorno negli stadi». Claudio Botti, fondatore del Te Diegum, non si accoda al coro di quanti plaudono acriticamente alle norme anti-razzismo adottate dall’Uefa. «Il problema dei giocatori di colore è più mediatico che reale. Negli stadi di Bergamo, Verona, Brescia, ma anche di Milano e Torino, il razzismo verso squadre e tifosi del Sud si esprime in mille rivoli di violenza diretta. E nessuno si è mai posto il problema di intervenire».
Perché una posizione così dura?
«Per esperienza. Mi ricordo il primo anno in cui Maradona giocava nel Napoli: eravamo allo stadio di Verona, Diego veniva massacrato di botte dal difensore dei veneti Briegel, noi dovemmo scappare di corsa dallo stadio per il razzismo che si respirava».
Casi di un passato lontano e circoscritti geograficamente?
«No, con gli amici del Te Diegum siamo dovuti andare via precipitosamente da Bergamo, Verona, Brescia. Eppure non siamo ultras, andiamo in tribuna, in giacca e cravatta. Ma basta un accento per non essere tutelato né dalle forze dell’ordine né dalle società ospitanti. Tutto passa in silenzio e nell’indifferenza perché una iniziativa o una sanzione seria creerebbe una serie di problemi».
Parliamo sempre di anni fa.
«No, si arriva fino a Juve-Napoli a Torino in cui la violenza è continua. Certo parlare di questo tipo di discriminazioni è molto meno di moda, ci si sofferma sul razzismo, più folkloristico che reale, come quello della Roma verso Balotelli. Sia chiaro, è giusto sanzionare gravemente quanto avvenuto in Milan-Roma, ma dal punto di vista delle norme di ordine pubblico negli stadi non c’è differenza».
Non dovrebbe essere una valutazione ormai acquisita?
«Non abbiamo mai assistito a interruzioni o sanzioni per il razzismo verso i meridionali, se invece si insolentisce un giocatore di colore si insorge. Eppure non esiste un razzismo di serie A o B. E se ci sono cori contro giocatore gay? Sono considerati meno gravi perché è meno conosciuto? La giustizia sportiva insegue le mode, come Balotelli. Se si chiudesse lo Juventus Stadium per i cori contro i napoletani si scatenerebbe la fine del mondo con interrogazioni parlamentari».
Non si vuole affrontare davvero il fenomeno?
«Se si interviene solo per i buu a Balotelli ci si sta solo lavando la coscienza. Pensiamo alla reazione scomposta dei bianconeri nella finale di Coppa Italia primavera: comportamenti assurdi da parte di ragazzini senza sanzione, e per i cori a Torino mille euro di multa. Diciamo che le decisioni prese ora sono sanzioni comode, indolori e con un grande risalto mediatico».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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