Tango: suona per il Pocho, il violino tzigano. Un vero e proprio violino gitano-napoletano pizzicato in strada: clic, eccolo qua, immortalato con sorriso in una scena divertente, che fa morale, perfetta per dare il “la” al grande traguardo. Milano e il Milan sono già in archivio, da ieri la testa è al palio della Coppa Italia. Giovedì è Siena-Napoli: in ballo c’è la finale. E dunque un trofeo e un posto in Europa. Roba da Lavezzi.
LA SERENATA – E allora, fiato alle trombe. Pardon, luci della ribalta sul violinista personale presentato ieri al mondo intero da Ezequiel: il palco improvvisato è la strada di Napoli, un incrocio di Coroglio con semaforo non lontano da casa del Pocho, frequentato abitualmente da ambulanti nomadi che regalano agli automobilisti serenate della durata del passaggio dal rosso al verde. Ieri il destinatario della dedica tzigana è stato Lavezzi. Che, divertito, s’è fatto fotografare dall’amico Chavez, suo compagno di viaggio di turno in automobile, e poi ha pubblicato l’immagine su Twitter. Con tanto di commento: “Con el violinista!!”.
LA BACHECA – Un momento di folklore autentico. Una parentesi scherzosa aperta e chiusa all’interno del racconto della lunga vigilia di una partita in cui il Napoli non può assolutamente permettersi di scherzare. C’è poco, anzi niente da scherzare: la Coppa Italia è un chiodo fisso nella testa di De Laurentiis e Mazzarri; della squadra intera. È un trofeo, una coppa. Senza grandi orecchie, d’accordo, ma comunque un obiettivo che stuzzica, stimola, piace da morire. Anche a Lavezzi: la sua ultima gioia, conservata con cura in bacheca sottoforma di vittoria, risale alla conquista del Clausura 2007 con il San Lorenzo. Stop. Null’altro da segnalare da allora.
IL TABU’ – Sfida nella sfida, tra l’altro, per l’attaccante argentino: perché Siena, città meravigliosa, accogliente e piena di storia e tradizioni, non è che abbia mai portato tutta questa grande fortuna al Pocho. Numeri: assente per squalifica nel 2007-2008 (1-1); per infortunio nella stagione successiva (k.o. per 2-1); subentrato nella ripresa perché reduce da malanni muscolari sia nel campionato 2009-2010 (0-0) sia qualche settimana fa, all’andata di quello in corso (1-1). Mai sorrisi, mai una vittoria per il Napoli targato Lavezzi. Un tabù da sfatare.
LA RIVINCITA – Senza il Pocho, dunque, è sempre stata dura. Soprattutto da quelle parti. E allora? Semplice, urge una rivincita: personale e anche collettiva. Ezequiel Ivan dovrà trasformarsi nel terribile. Terribile e inarrestabile funambolo che semina birilli travestiti da uomini e ispira i compagni. La condizione fisica è parsa meno brillante, dopo l’infortunio rimediato con la Roma prima della pausa di Natale, ma Lavezzi è così, basta un attimo per invertire la tendenza. E il giovedì senese di coppa, con tutte le sue implicazioni di sorta, sembra essere il giorno adatto per la metamorfosi.
I LAMPI – Il Pocho lo sa, e sebbene il sorriso non manchi mai al suo corredo di gestualità così argentino e così napoletano, dentro di sé non può ancora essere del tutto felice. Del tutto soddisfatto. L’habitat prediletto di questa stagione – a dire il vero un po’ di tutta la squadra – è stata la Champions, mentre la sua avventura in Coppa Italia è cominciata direttamente dai quarti con l’Inter, campione in carica costretta ad abdicare: 65 minuti, la prima da titolare dopo l’infortunio e il nome nel tabellino del miglior risultato dell’ultimo periodo.
IL LAVORO – I lampi del Pocho, di quello che ha fatto innamorare un popolo e mezzo mondo del calcio, sono tutta un’altra storia. Ed è per questo che Ezequiel sta lavorando come un matto per recuperare la migliore condizione: lui, tutto scatti pazzeschi e dribbling in fazzoletti di centimetri, non può prescindere dell’esplosività. Dalla forza devastante che lo rende unico nel suo genere. Siena è vicina. E a questo punto è anche una questione personale.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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