Al meglio non c’è mai fine: perché ora che ci ha preso gusto, alzando l’asticella, spingersi oltre diviene un’esigenza, una piccolissima scommessa, un sfida a se stesso. La prova del nove è andata e il più prolifico Pocho del quinquennio partenopeo s’è messo in testa un’ideuzza tentatrice: agguantare (e sorvolare) quota dieci in campionato, la doppia cifra che gli è sfuggita sempre, sistematicamente, talvolta anche in maniera abbondante, e che ora è lì, a portata di piede. Si scrive Lavezzi e si rilegge un lustro avvolto nei dribbling e nelle veroniche, in quell’aria da scugnizzo un po’ trasandato, nella civetteria dell’assist man che sa regalarsi emozioni attraverso l’altrusimo «perché un passaggio smarcante vale quanto un gol».
IL RECORD – L’annata più chic è arricchita da perle e capolavori, dall’amarezza di Stamford Bridge ma anche dalla consapevolezza che nulla sia ancora perduto per afferrare di nuovo la Champions: e in questo finale da «avanti tutta», con sei partite che richiederanno un percorso netto, la certezza è in quel diavoletto che ha dimostrato di avere trovato sintonia con l’abitudine d’un goleador e non ha mai smarrito l’istinto del genietto esibito all’Olimpico, a Roma, con un colpo di tacco per il pari-illusione di Pandev. Il quinto Lavezzi, quello che non t’aspetti, è nelle nove reti che costituiscono il suo primato personale, nella capacità di scoprire un lato segreto d’un talento imploso in quella generosità proverbiale che un giorno ha spinto Mazzarri a chiedergli di provarci da solo, anche dalla distanza, oppure di attaccare centralmente, forzando la sua natura: «Perché lui ha nelle corde le dieci reti: ha potenza, vede la porta».
IL SUO STADIO- Si ricomincia dal San Paolo e si ripartirà da Napoli-Novara, un’altra chance interna per tentare di assottigliare le distanze da chi precede, una opzione da cogliere per tentare di rimescolare il finale e ridare un senso a quella speranza di Champions lanciata su twitter dopo il ko con la Lazio, prima della sua nona rete all’Atalanta. «Noi proveremo sino all’ultima giornata di campionato ad ottenere il massimo». Il massimo, per ora, è in quella sua performance, nove reti in serie A come non gli era ancora accaduto, ed undici nel corso della stagione, come invece capitatogli soltanto nella sua prima tornata italiana. Di nuovo a Fuorigrotta, dove finora è riuscito a segnare cinque volte, dove riesce a caricarsi il Napoli sulle spalle, avvertendo le responsabilità del leader rifilatagli dal riconoscimento unanime d’una folla che stravede per Lavezzi.
TOP TEN – E poi c’è dell’altro, per cancellare definitivamente ogni pregiudizio sulla sua versatilità in area di rigore: quarantotto reti complessivamente, tra campionato, Coppa Italia e giri in Europa spingono adesso il Pocho ad intravedere la top ten dei cannonieri di sempre ed a sperare di poter «scavallare» pure quota cinquanta, per poter avvicinare ulteriormente Hasse Jeppson, per restare nella scia del suo amico Hamsik. L’unica controindicazione, nel bel mezzo dell’allenamento di Castelvolturno, con un principio di affaticamento che lo ha spinto a rientrare in anticipo nello spogliatoio, senza però alimentare dubbi – per ora – sulla sua presenza, sabato sera al San Paolo, contro il Novara.
IL FUTURO – Il mercato è perennemente in funzione e le voci intorno al Pocho si sprecano a ritmo continuo: l’ora di Lavezzi scocca sistematicamente ma la clausola rescissoria da 32 milioni di euro ed il suo rapporto con Napoli sembrano blindature sufficienti, da addobbare con un dieci (e lode).
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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