Il clan dei sudamericani era molto temuto anche due anni fa. Ma dall’allenatore e dai dirigenti del Napoli, perché Lavezzi e i suoi amici del cuore, dall’uruguaiano Zalayeta ai connazionali Navarro e Datolo, vivevano molto di notte, tra ristoranti e locali alla moda. E in campo si vedeva. La scena è cambiata e si vede anche ora nelle partite, come nel lavoro quotidiano a Castelvolturno. Il Pocho è stato rigenerato da Mazzarri in tutti i sensi. È legatissimo al figlio Thomas, rimasto con la madre Debora in Argentina (l’attaccante vive da solo a Napoli, per ora). Gargano ha ammesso di essere maturato dopo la nascita di Matias. Campagnaro trascorre le serate in casa suonando la chitarra per la moglie e i due figli e l’evangelista Cavani dedica i suoi gol a Dio. Insieme, durante i viaggi, i sudamericani azzurri ascoltano la cumbia e bevono il mate, niente a che vedere con le trasgressioni che condizionarono gli ultimi cinque mesi del campionato 2008-2009, quando il Napoli andò in crisi di risultati anche perché vi fu la spaccatura tra il clan italiano e quello straniero. Lavezzi è apparso subito concentrato sulla quarta stagione azzurra perché vuole che passi alla storia. Ha due obiettivi. Uno è stato rivelato dal procuratore Alejandro Mazzoni, che ha ricucito il rapporto con De Laurentiis e, dopo la firma sul nuovo contratto, è diventato il punto di riferimento del club per il Sudamerica: “Lavezzi vuole arrivare in Champions League”. L’altro è quello che accompagna il Pocho e i suoi illustri compagni della Seleccion, domani impegnata nell’amichevole con il Giappone di Zaccheroni: vincere la Coppa America 2011, organizzata in Argentina, per riscattare la delusione dei Mondiali. Il Pocho non era in Sudafrica, l’ex ct Maradona lo aveva escluso per far posto a Milito vincitore della Champions League con l’Inter.
Batista, allenatore della squadra che conquistò l’oro alle Olimpiadi di Pechino, lo ha subito richiamato, elogiandolo: “Lavezzi è come un aereo quando decolla, talvolta è difficile da seguire anche per i suoi compagni. Ma con giocatori come lui si arriva in un attimo nell’area avversaria e poi offre tante alternative tattiche”. I miglioramenti con Mazzarri sono stati evidenti. Il Pocho ha imparato a giocare anche da prima punta, tuttavia sa essere devastante quando si muove sui lati, com’è accaduto contro la Roma, e non troppo lontano dall’area. Deve molto all’allenatore e lo ha ammesso dopo la vittoria sui giallorossi: “Grazie a Mazzarri io sono maturato e la squadra ha raggiunto livelli molto importanti. Dobbiamo lavorare intensamente per regalare ai nostri tifosi grandi soddisfazioni”. La Champions, appunto. Quell’obiettivo che Lavezzi insegue da quando è arrivato a Napoli, convinto che si possa tornare ai tempi d’oro. Con i suoi assist e i suoi gol, ma non solo. “Vince una squadra, non un giocatore”. La lezione più importante del professor Mazzarri.
LA REDAZIONE
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