Vorrebbe sfrecciare al San Paolo come ha fatto ieri mattina in motorino per le vie del centro. Una partita da Lavezzi: corsa, assist, magari il gol. Per coltivare la speranza di raggiungere il terzo posto e qualificarsi al preliminare Champions. Soprattutto per celebrare questa notte, l’ultima del Napoli a Fuorigrotta in questa stagione, forse quella che chiude il ciclo azzurro del Pocho. Cinque stagioni, 186 partite e 48 gol finora, aspettando la partita contro il Siena e la finale di Coppa Italia contro la Juve, quella che potrebbe cominciare dalla panchina per Ezequiel perché rientra Cavani, squalificato stasera, e lui ha ormai perso il posto da titolare. L’ultima partita dal primo minuto l’ha giocata l’11 aprile contro l’Atalanta, finì 3-1 per i nerazzurri e il giorno dopo De Laurentiis intervenne a Castelvolturno per scuotere la squadra. Per il Pocho, solo ritagli di partite, più ombre che luci. Come se il pensiero fosse altrove, però Mazzarri ha chiarito che la sua scelta era collegata alle condizioni fisiche del giocatore, non alle ipotesi di mercato.
L’allenatore ha avuto un rapporto sereno ma diretto con l’argentino. Lo mandò in campo il 18 ottobre 2009, la prima del tecnico sulla panchina del Napoli, anche se era rientrato in ritardo dall’Argentina. Nella scorsa estate gli ha concesso una settimana di allenamento-vacanza in Sardegna mentre i compagni faticavano a Castelvolturno. Ne ha esaltato il genio in campo e ne ha limitato gli eccessi fuori. Adesso, forse, ne comprende la probabilissima scelta di andare via perché i milioni di euro offerti da altri club sono tanti: sfiorano i 5 a stagione quelli dell’Inter, bonus compresi; li supera la proposta del Paris St. Germain, dove vi sono Leonardo e Ancelotti, che nel recente passato avrebbero voluto il Pocho in maglia nerazzurra e al Chelsea. De Laurentiis sta valutando le proposte: quella dell’Inter è stata formulata direttamente da Moratti, ma non prevede versamento cash di 31 milioni al Napoli; presentata da mediatori quella del Paris St. Germain.
Tanti soldi, quelli che non sarebbe possibile per Lavezzi guadagnare a Napoli, considerando il tetto ingaggi fissato da De Laurentiis. Sta per chiudersi il ciclo di un ragazzo arrivato a Napoli con i capelli lunghi e gli occhi bassi, qualche chilo di troppo e tanta timidezza non scoraggiarono Reja, che nel ritiro austriaco rimase invece colpito dal talento di Ezequiel, pagato 5,5 milioni dall’ex dg Pierpaolo Marino, dopo aver vinto il titolo argentino con il San Lorenzo. Napoli si è innamorata di Lavezzi, dedicandogli il coro «Pocho Pocho» con la passione e l’intensità che c’erano nei canti per Maradona. Che, forse anche per dedicargli un affettuoso pensiero dopo non averlo convocato per i Mondiali in Sudafrica, disse: «Ezequiel merita di indossare la maglia numero 10». Ma lui ha portato la 7 finché non è arrivato Cavani e due anni fa ha scelto la 22. Sulle bancarelle dedicate ai tifosi dell’Inter hanno già assegnato a Lavezzi il 21, però il giovane e ironico allenatore Stramaccioni ha detto: «Orlandoni è molto arrabbiato, quello è il suo numero…».
Già, la maglia. Maradona, attraverso il legale Angelo Pisani, ha ribadito con forza quel messaggio a Lavezzi, pubblicato sul Mattino giovedì scorso, nel venticinquesimo anniversario del primo scudetto: «La maglia non si cambia, io non l’avrei mai fatto se non ci fossero state le note vicissitudini». Il problema per l’Inter non è la resistenza dell’anziano portiere, come ha detto con il sorriso Stramaccioni, ma il pressing del Paris St. Germain, con cui si sono incontrati il procuratore Mazzoni e l’agente italiano che lo assiste in questa operazione. È una questione di milioni, ma non solo. Perché in queste notti di riflessione Lavezzi ha confidato che la pressione è diventata eccessiva, difficile uscire per le vie di Napoli con il figlio Tomas e Yanina Screpante, sua compagna da due anni e inserita dal giocatore nel suo stato di famiglia. La villa in via Alfano, un angolo da sogno a Marechiaro, è diventata una prigione dorata? Il Pocho non deciderà subito il suo futuro. Deve parlarne con De Laurentiis prima di volare in Argentina per le vacanze. «Non vedo l’ora di staccare». Ma il 2 giugno c’è la partita contro l’Ecuador per le qualificazioni ai Mondiali 2014, Lavezzi dovrebbe essere reinserito dal commissario tecnico Sabella nella lista dei convocati.
Chissà stasera come il San Paolo accoglierà il Pocho. Su Twitter sono arrivati tanti messaggi, i tifosi hanno cercato invano di strappare una promessa al giocatore. Nicola ha scritto: «È il mio compleanno, fammi un regalo: resta». Nessuna risposta. Sorrisi, non forzati, a Castelvolturno durante l’allenamento, le solite battute con il gruppo dei sudamericani, quelli che formano ”la banda”: ascoltano musica latina negli spogliatoi, bevono il mate e cucinano l’asado sui terrazzi delle loro case di Posillipo. Argentini, uruguaiani e un colombiano, una famiglia che ha vinto con il sorriso ed è pronta ad abbracciare ancora Lavezzi per un gol. L’ultimo, prima dell’addio.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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