E comunque buon Natale: con il sorriso sulle labbra e una processione di fedeli che sfila intorno, tra magliette svolazzanti da autografare e pacche d’incoraggiamento sulle spalle. Buon Natale a Lavezzi, mentre Napoli-Genoa è ormai finita in archivio e il conto alla rovescia è un’invocazione, una preghiera: «Ma quando torni, Pocho?». Accadrà tra un mese, più o meno, il tempo necessario per sistemare l’elongazione del retto femorale con il tepore di casa sua, coccolandosi Tomas e però poi tuffandosi in piscina, adagiandosi con cautela su quelle punture di spille e poi lasciandosi cullare dall’erede al dribbling che può restituirgli un pizzico di felicità smarrita. Napoli-Genoa è il tormento ma poi, chi può dirlo, potrebbe rappresentare l’estasi del rientro, previsto – con sano realismo – per il 29 gennaio. «Quattro-cinque settimane ci vogliono».
Si parte, di buon’ora, dopo il congedo nello stanzone del San Paolo da un Napoli che l’adora: è il momento di tornare a Buenos Aires, pardon a Villa Gobernador, per starsene in famiglia, la culla ideale in cui sistemare l’umore turbato. E però anche il momento di scherzare, di ridimensionare la portata di un infortunio a autoironia, sfruttando twitter per giocarci un po’ su assieme a Giovanni D’Avino, il fisioterapista destinato a manipolare i muscoli d’un talento elevato a idolo.
Il Genoa ormai è andato, appallottolato e lanciato nel cestino; poi, si vedrà. Le certezze, al momento del decollo, prevedono il forfait con il Palermo, con il Cesena in Coppa Italia, nell’ennesimo posticipo con il Bologna e poi (molto probabilmente) a Siena. L’ipotesi ottimistica per rivedere il Pocho conduce con euforia al «Franchi».
A Lavezzi le feste serviranno per star vicino ai bambini dell’Ansur, l’associazione creata per assistere fanciulli meno fortunati, ai quali Lavezzi si offre da un bel po’, sostenitore di un’iniziativa che l’ha conquistato e dalla quale non s’è mai staccato.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
