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Lavezzi riconquista Mazzarri

Il Pocho avrebbe vinto il ballottaggio con Pandev

L’indizio che fa una prova è nella partitina del giovedì, l’antipasto dell’investitura (più o meno) ufficiale che arriva (in genere) al venerdì con le ripetute tattiche, gli spostamenti, le simulazioni: e il fratino giallo che brilla, baciato dal sole, sa praticamente d’indicazione sul Napoli anti-Juve e la sorpresona, visto il precedente, diviene la notizia che non t’aspetti. Il viso un po’ incupito del Pocho sull’illumina all’improvviso, quando si ha nitida la sensazione che qualcosa stia cambiando, pardon che qualcosa sia già cambiata: a te la palla, scugnizzo, e quel diavoletto ch’è in Lavezzi si scatena, taglia il campo, dà di matto e si candida. Come in una volatona, questo sa di colpo di reni, o anche di genio: perché per rimontare quel Pandev lì, bisogna aver raschiato il fondo dell’orgoglio.

FIFTY FIFTY – Le percentuali restano comunque equilibrate ma i suggerimenti che trapelano da Castelvolturno sono in castigliano e non in macedone, stavolta: il calcio del Terzo Millennio s’è evoluto, ma è rimasto comunque abbracciato ad antiche consuetudini che hanno un loro peso. Questa non è pretattica, comunque, e il Mazzarri che deambula è semplicemente l’osservatore attento della quotidianità: il Lavezzi della partitina è bello carico, ispirato, praticamente risorto dopo un mesetto e mezzo di affanni e ha una voglia matta di riprendersi la scena a modo suo, per una finale che vale gloria e riconoscenza. Il vantaggio stavolta è suo, rispetto a chiunque altro: a Pandev, innanzitutto, che è l’omologo, che ha dimostrato comunque di essere in palla; e poi anche di altre soluzione alternative per fronteggiare la Vecchia Signora sulla trequarti: una ipotesi, con Zuniga infilato tra le linee, ha rappresentato un’idea, ma il sospetto che si possa eccessivamente snaturare la struttura tecnica s’è già intrufolata nella testa di Mazzarri.
A SINISTRA – E allora, ricapitolando: l’epicentro dei pensieri rimane Lavezzi, con la verve, la sua intraprendenza, la sua rapidità, l’estro e la fantasia. E la riedizione dei tre tenori sembra, al momento, la scelta più considerata dall’allenatore. Altrimenti, ritocchini sensibili allo schieramento, con effetto domino sul centro-sinistra: dovesse toccare a Zuniga fare la mezzala, allora Dossena sarebbe il cursore; dovesse invece riemergere la candidatura di Pandev, il colombiano scivolerebbe sull’esterno. La verità è ormai un puntino azzurro all’orizzonte, perché a Mazzarri restano tre allenamenti – quello odierno, poi la rifinitura di domani all’Olimpico e la sgambatura del mattino della gara – e due notti per meditare, per studiare ancora la Juventus dinnanzi ai propri video, per rivedersi le sfide dell’andata (3-3) e quella del ritorno (3-0 bianconero), per «vestirsi» un po’ da Conte, capire come verrà sostituito Chiellini, come De Ceglie. Leggere negli occhi di Lavezzi, soprattutto: a volte, pure il campo non riesce a tradurre i sentimenti.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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