Si è detto meravigliato per le accuse sostenute da ben sei ragazzi, ma anche determinato a difendersi fino in fondo, a raccontare la sua verità su un episodio che lo ha visto protagonista. È durato un’ora l’interrogatorio di Ezequiel Lavezzi, il fuoriclasse del Napoli finito sotto inchiesta per una rissa scoppiata a Posillipo, la notte tra il 14 e il 15 dicembre scorso, al termine di un banale tamponamento.
Notte fonda, mancavano poche ore al match casalingo tra il Napoli e lo Steaua, incontro al quale Lavezzi non avrebbe preso parte per un infortunio, quando a Posillipo scoppiò una lite tra un gruppetto di ragazzi e l’amico che accompagnava a casa l’asso argentino. Episodio per il quale oggi Lavezzi è indagato per un’ipotesi di lesioni personali, in un’inchiesta che ora fa registrare la versione dello stesso calciatore. Nella tarda serata di ieri, l’appuntamento in Procura.
Lavezzi si è seduto al cospetto del pm Giuseppe Cimmarotta, accompagnato dai suoi legali, i penalisti Maurilio Prioreschi e Paolo Rodella, impegnati a Napoli nel processo Calciopoli. Un’ora in difesa per il Pocho. “Non ho aggredito nessuno, non ho colpito con calci e pugni quei ragazzi e non capisco cosa li spinga ad accusarmi”, è la sintesi della posizione difensiva. Prova a mettere a fuoco quanto avvenne quella notte, rispondendo alle domande del pm: “Non ricordo molti particolari, a stento ricordo il volto di quei ragazzi. Posso confermare che appena scesi dall’auto, venni salutato con affetto da tifosi, per questo mi risulta strano leggere che ben sei giovani mi accusano di avere aggredito uno di loro”.
Stando alla denuncia di uno studente appena maggiorenne, (difeso dal penalista Giorgio Balsamo), Lavezzi avrebbe picchiato un ragazzo che reclamava i dati dell’assicurazione dell’auto in cui viaggiava il calciatore, dopo un tamponamento. Versione rafforzata da sei testimoni oculari, la cui posizione è comunque al vaglio del pm. Vicenda tutt’altro che chiusa, dal momento che tra la versione dello studente e quella del calciatore, il fascicolo investigativo potrebbe ospitare anche altri elementi. In questi giorni infatti è stato ascoltato anche M.I., l’amico di Lavezzi che quella notte avrebbe avuto un primo faccia a faccia con i ragazzi dopo il tamponamento. Cosa ha raccontato M.I.? Sembra che abbia ammesso di aver mollato un ceffone al viso del ragazzo, di fronte alle sue insistenze per ottenere i dati dell’assicurazione, anche se ha negato di aver sferrato calci e pugni all’impazzata, oltre a smentire categoricamente l’idea di una «furia» Lavezzi contro il gruppetto di giovani. Non è finita.
Sulla notte di Posillipo, potrebbe essere acquisita anche la testimonianza di una terza persona, vale a dire di una donna che era in auto con M.I e con lo stesso calciatore del Napoli. Tutto in un fascicolo, che da ieri ha fatto registrare anche la versione dell’attaccante partenopeo: “Qui c’è un solo dato di fatto, sono stato accusato ingiustamente e non capisco cosa stia accadendo” È sempre il giocatore a smentire richieste di denaro da parte di qualcuno, in uno scenario investigativo in cui si cerca di fare luce sulla notte posillipina dell’asso napoletano.
La Redazione
C.T.
Fonte: Il Mattino
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