Il paradiso in realtà è un inferno, una fossa in cui far regnare il caos della festa: « Voglio che il San Paolo sia una bolgia ». Benvenuti a Napoli, la città della gioia, un concentrato autentico di pura follia e di sana goliardia, la sintesi estrema tra felicità e pathos.
« Una bolgia ». Benvenuti nel San Paolo dipinto da Lavezzi, l’uomo dei sogni da attraversare tra fiamme alte di euforia, in un concerto da sessantamila voci che non ammetta replica, che dìa un senso a quest’esistenza da Champions: c’è il Chelsea e – sportivamente – vale ogni dettaglio, qualsiasi messaggio subliminale, persino un cinguettio su twitter o una frase secca, pardon bruciante, come la preghiera rilasciata attraverso un sito mandato ormai divenuto meta di fedeli che non chiedono nient’altro. « Se segno un gol, lo sistemo lì: così potete vederlo tutti e sempre….. ».
IL FESTIVAL – E’ la sfida che generazioni di tifosi hanno vagheggiato da circa mezzo secolo, dal giorno in cui si spense la luce di un San Paolo illuminato dal dio pagano d’una città da lui stregata: ma il tempo se n’è scappato via, trascinando con sé le crepe e l’amarezza per la fine di quell’impero durato un settennato e addobbato con scudetti, la Coppa Italia, la Coppa Uefa e brividi d’emozione per quella vecchia, cara Coppa dei Campioni. The Champiooonnsss : l’eco del pre-partita risuona, imperiosa, nei vicoli di Napoli e vabbé, al San Paolo saranno in sessantamila, quelli che potranno starci, ma ovunque, nelle strade e nelle case, la pelle d’oca dominerà l’ingresso in campo, in quello scenario da mille e una notte che «dantescamente» Lavezzi ha pitturato a modo suo, attraverso una invocazione insolita e però accorata, un desiderio di condivisione d’una giornata particolare assai e da affrontare tutti assieme e (assai) appassionatamente: « Voglio che lo stadio sia una bolgia ». L’erba voglio cresce nel giardino del Pocho, al cui sorriso da scugnizzo acquisito Napoli non dirà di no.
PRIMATO – I record son fatti per essere battuti e il Napoli di Maradona, pensate un po’, è già stato sopraffatto, statisticamente, ai botteghini cinque mesi: ma di quella serata con il Bayern, dei 2.541.504 di euro, rimane ormai soltanto un vago ricordo, perché Napoli-Chelsea è andata ben oltre, al di là dell’immaginabile, con il muro dei tre milioni di euro scavalcato di slancio e la promessa d’un tutto esaurito ch’è nelle corde: restano a disposizione poche Tribune Posillipo, qualche posto «inferiore» tra i distinti ed una fame di Champions ch’emerge negli angoli più sperduti.
LA VIGILIA – Le notti prima degli esami, esistono i rituali, le chiacchierate, una ripassatina alle lezioni (stavolta di Chelsea) impartite da Mazzarri dinnanzi al televisore, per cercare piccoli difetti su cui andare ad affondare, per esaltare le doti del proprio calcio ripetendo ad ogni interprete le giocate. E, stavolta, si procede con l’identico programma: la colazione, la conferenza stampa alle dodici e trenta, l’allenamento alle quattordici e trenta, poi la full immersion a ritmo di blues. Deve essere la partita “perfetta”, tutto studiato, ogni dettaglio setacciato e riproposto ad uso e consumo del singolo e della squadra.
CHE VOGLIA! – E’ un’ora e mezza in cui ci sono racchiusi i sentimenti e le passioni, novanta minuti di calcio autentico, osservando le stelle, anzi vivendoci a fianco, lasciandosi guidare: è Napoli-Chelsea, con tribuna stampa ormai ricolma, trecento accreditati di varie nazionali, cronisti che arrivano dalla Slovenia e dall’Olanda, dal Giappone e dalla Svizzera, perché Napoli-Chelsea è per tutti.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
