Dategli la palla, vi rivolterà la partita, vi risolleverà l’umore: e in quattro anni e passa, tra dribbling e serpentine, veroniche e doppi passi, lo scugnizzo un po’ pocho e un po’ loco ha ribaltato le gerarchie e consegnato Napoli al ghota. La Milano bevuta tutta d’un fiato, con l’assist che favorisce lo scatto di Maggio sul rigore (generoso) e la perla per mandare Hamsik a chiudere a tripla mandata una nottata da star, è la metropoli luccicante che ha catturato Lavezzi e l’ha riconfermato attore protagonista per la quinta stagione di seguito, la nomination per infilarsi di slancio nella storia e sentirsi sempre più leader.
«E’ stata una vittoria meritata contro una grandissima squadra» .
LA FESTA –La notte è fatta per fantasticare e quell’incursione spavalda, in perfetto stile-Lavezzi, che ha ricacciato via la ritrovata esuberanza dell’Inter, c’è la rappresentazione visiva dell’autorevolezza già sussurrata dal 3- 1 sul Milan e poi manifestata solennemente controil Villarreal, con l’uno- due ch’è valso la prima vittoria in Champions, che ha autorizzato a stropicciarsi gli occhi e a sospettare che sì, forse si può persino passare il turno, rimanendo contemporaneamente in zona di galleggiamento scudetto, termine rimosso al novantunesimo del blitz dal vocabolario partenopeo per evidenti interessi scaramantici.
«Il successo è importante perché era tanto tempo, diciassette anni, che il Napoli non riusciva a vincere a San Siro. E poi è particolare, è diverso rispetto ad altre affermazioni ed è tutta da godere».
I CORI –San Siro s’illumina del pocho ad ogni fiammata, lampi nella notte che lasciano sul posto Zanetti o Cambiasso, Samuel o Lucio, e scatenano la Napoli che va in giro per l’Italia portandola (poi) sin davanti da «Giannino» per star vicino all’idolo d’una resurrezione insospettabile appena nel 2007, nel giorno dell’approdo in serie A: la storia d’un amore a prima vista con l’ennesimo sudamericano capace di ammaliare e di sedurre i suoi tifosi, aggiunge un nuovo capitolo infarcito d’emozione e la tripletta rifilata dagli azzurri sabato sera all’Inter sadi consacrazione al ruolo di pretendente al trono d’una squadra che in un mese si è sbarazzata con leggerezza di avversari d’assoluto rilievo, mostrando anche di sé non solo brillantezza fisica e padronanza tecnico- tattica, ma un carattere sconosciuto persino nel recentissimopassato.
E ORA IL SAN PAOLO –Lavezzi è il totem della gioventù contemporanea, l’uomo dei sogni da vivere senza freni inibitori, l’assist man verso il Paradiso sconosciuto ad intere generazioni e stavolta invece attraversato frequentando la Champions e ritrovandosi a pieno diritto tra le favorite allo scudetto: le due intuizioni di san Siro aggiungono perle alla collana del pocho, un diavoletto scatenato sempre che adesso sta cercando la via del gol anche al San Paolo, a casa sua, diventatagli ostile (in campionato) dall’ottobre scorso. Il quinto Lavezzi re di Napoli è ormai – di fatto, ma anche di diritto – il leader silenzioso d’un gruppo che segue le movenze e ne asseconda il talento, un altruista con pochi eguali che ha fatto della propria filosofia un karma:
«La rete per me non è un problema, io quando riesco a regalare un gol ad un mio compagno sono felice alla stessa maniera di quando a segnare sono io» .
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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