Sei forte, papà: e in quello sguardo tenero, compiaciuto, c’è la voglia di andare da Tomas, di abbracciarselo ancora, perché pure questo è suo. «Mi porta fortuna» . Uno, due, tre, quattro Lavezzi, il poker di un asso che cento ne fa ed altrettante ne pensa, sfilando via leggero sui luoghi comuni: «I gol? Eccoli qua» . E’ la notte della stella e in quel fascio di luce che abbaglia il san Paolo, c’è l’idolo inattaccabile d’una città di lui innamorata persa, il totem che scatena il delirio di massa in una standing ovation da far venire la pelle d’oca: «Sono fantastici e non chiedetemi di mercato, perché io penso solo al Napoli» .
VOGLIA DI GRANDEZZA – Dov’è Tomas, mentre intorno non c’è più il vento fastidioso ma una brezza ch’è un piacere per la carne? Quattro vittorie in sequenza entusiasmante e quattro Lavezzi serviti in tutte le salse, pure nella condizione più complessa, con il corpo un po’ inclinato, il pallone che rischia di scappare via, prima dell’impatto con quel destro docile, accattivante, seducente, la passepartout per la felicità, l’ennesima dimostrazione che l’Inter gli garba, eccome, perché a san Siro già era riuscito per due volte a stordirla – uno scavetto, un tap in – in appuntamenti però finiti male. E no, stavolta c’è Tomas che s’aspetta grandi cose, non l’effimero, e Lavezzi, il babbo tenero, non si sottrae ai compiti e sceglie la prodezza accecante, un lapo per incantare: «Io lavoro per migliorarmi sempre, mi manca qualcosa in fase di finalizzazione, ma direi che è andata proprio bene. Sono felice e ora vogliamo tornare a lottare per i primi posti» .
CHE SHOW! – Napoli 1, Inter 0, ma ciò che il risultato nasconde è l’ennesima, superba prestazione d’una squadra rifiorita, uscita dal suo guscio con lo spuntar della Champions e capace di rimettere in piedi qualsiasi aspirazione, anche le più recondite: Lazio e Udinese vanno, e sono a cinque punti; ma ora che la Roma è alle spalle e l’Inter si perde tra nebbie d’una serata terrificante per il suo futuro, al Lavezzi indemoniato che manda in tilt l’apparato difensivo d’una avversaria incredula di tanta potenza, vengono tutti i desideri sopiti. «Perché noi crediamo in noi stessi e questa vittoria è importantissima, ci rilancia pure in campionato dove vogliamo recitare un ruolo: noi ci siamo, sentiamo di poter competere per i primi posti e vogliamo farlo. Ma guai pensare all’obiettivo finale, andiamo avanti come abbiamo fatto sino ad ora, impegnandoci con tutta l’umiltà che abbiamo dentro. Stiamo bene e lo dimostriamo» .
IL NUMERO – 22, lo dice pure la smorfia, ‘u pazz: e quella pazzia, a vederla e a rivederla, può raschiarla dal fondo del suo talento solo un giocoliere armato di sana, lucida follia, che al quattordicesimo della ripresa d’una gara perfida e insidiosa, attinge a se stesso e mostra cosa sia (anche) Lavezzi, non solo l’assist-man, ma un genietto sregolato che sa bene ciò che vuole e che non fa niente per nasconderlo: «Io ragiono collettivamente e rifletto solo sulla nostra nuova situazione: ora stiamo facendo di nuovo bene in campionato, abbiamo ricominciato a fare risultato. Però devo dire che sono contento per quello che siamo stati capaci di cogliere stavolta, contro una grande: è il segnale che volevamo, dar continuità ai nostri risultati. Il gol non mi cambia, sono sincero: però è bello aver segnato sotto gli occhi di Tomas, è lui che mi porta bene» . Oh, è forte papà.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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