Quarta vittoria consecutiva tra campionato e Champions, è tornato il Napoli. Super Lavezzi ha spento la debole resistenza dell’Inter, che non è riuscita a sfruttare la superiorità numerica nel finale (espulso Aronica per fallo da ultimo uomo su Faraoni), e ha spinto la squadra al quinto posto: scavalcata la Roma, che nel pomeriggio era stata umiliata dall’Atalanta dell’ex azzurro Denis. Una cortesia alla vecchia squadra e all’amico Pocho. Il periodo-no è alle spalle, gli azzurri sono efficaci in attacco e tenaci in difesa: quella di ieri è stata la quinta partita di fila in campionato chiusa senza incassare reti. Numeri e prestazioni autorizzano a pensare in grande a pochi giorni dall’inizio di marzo, il mese in cui ci saranno le sfide che valgono i quarti di Champions e la finale di coppa Italia oltre che quelle che possono consentire la risalita verso il terzo posto. La squadra ha ritrovato la migliore condizione fisica: nel finale i dieci azzurri hanno corso più degli undici scoordinati e fiacchi nerazzurri.
In preda all’ennesima crisi esistenziale, l’Inter si è presentata al cospetto del Napoli indossando i panni della provinciale. Otto uomini dietro alla linea del pallone, un muro davanti a Julio Cesar: segnale di profonda preoccupazione da parte di Ranieri. Gli azzurri, galvanizzati dai tre gol al Chelsea e dall’atteggiamento pavido degli avversari, sono partiti forte, anche perché il crollo della Roma a Bergamo autorizzava speranze di migliorare la classifica. Buona spinta sulla fasce di Maggio (sovrastato Nagatomo) e di Lavezzi, che a sinistra aveva creato una catena con Zuniga e messo in seria difficoltà Faraoni. La rapidità del Pocho era l’arma con cui il Napoli ha tentato di scardinare la lenta coppia centrale formata da Lucio e Samuel. Nel primo tempo tre nitide palle gol: al 17′ il tiro di Lavezzi di poco a lato, al 25′ il colpo a giro di Dzemaili (scelto da Mazzarri come sostituto di Hamsik) respinto con i pugni da Julio Cesar e al 29′ il colpo di testa di Cavani, fuori d’un niente. L’Inter verticalizzava e costruiva poco, preoccupata com’era di non prenderle, e così l’unico tiro era quello di Sneijder su punizione (43′), a lato.
La partita dell’olandese sarebbe finita qui perché nella ripresa Ranieri ha effettuato due cambi, modificando la difesa con Cordoba (linea a tre) e inserendo Pazzini per dare maggiore spinta in attacco. La mossa del testaccino risultava sbagliata. L’Inter si scopriva e il Napoli, al primo errore (palla persa da Milito), passava. Contropiede di Dzemaili, scambio prima con Cavani e poi con Lavezzi, il diagonale del Pocho, dopo aver travolto Lucio, era preciso: palla sul secondo palo, il terzo gol in cinque giorni tra Champions e campionato, una media raramente tenuta dall’argentino nelle cinque stagioni napoletane, anche questo un segnale della maturità raggiunta grazie al lavoro con Mazzarri. Assurto al ruolo di leader, riconosciuto dai compagni e non solo dai tifosi, il Pocho cercava il gol su punizione (respinta di Lucio sulla linea) e poi Dzemaili sfiorava il raddoppio di testa. Occasioni sprecate per evitare sofferenze nel finale, acuite dall’espulsione di Aronica a 11′ dal termine per il fallo da ultimo uomo su Faraoni. L’Inter tentava di strappare il pari, ma senza grande convinzione. A due minuti dal fischio di Bergonzi, era Pazzini a sprecare la palla buona: su cross di Nagatomo colpo di testa di poco a lato.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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