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Lavezzi è a Parigi, mentre Cavani dall’Uruguay: “Non valgo 100 milioni”

Il Pocho dalla Francia: "Grazie per i cinque anni che mi avete regalato"

Lavezzi di là, e poi Edinson Cavani. Dall’altro lato dell’Oceano: il Matador è in ritiro con la Nazionale olimpica uruguaiana al centro sportivo «Complejo Uruguay Celeste» di Canelones, eppure il Napoli, cioè il mercato, è sempre un centro di gravità permanente. Il Pocho è andato per 31 milioni di euro, l’intero importo della clausola rescissoria, e lui, Edi, quanto vale?: «Non credo che si possano chiedere 100 milioni per il mio cartellino» ha sorriso un po’ così il Matador ai microfoni dell’emittente uruguaiana, Subrayado, dando l’impressione che. «Ma io non entro in certi discorsi, perché il mio compito è esclusivamente giocare: quando entro in campo, non penso a queste cose». Ma le domande incalzano, perché Edi fa gola a tanti – Juve e Manchester City in testa e la curiosità s’impenna: «Se arrivasse un’offerta? Beh, secondo me il presidente De Laurentiis si siederebbe a parlare con chi mi vuole e chiederebbe meno di quella cifra. Al presidente piace giocare con quelle cifre, ma è un bravo uomo d’affari e con lui si può trattare». Registrato e trasmesso. Zac. E la replica non tarda. La firma il ds Bigon: «Confermo l’incedibilità di Cavani. Non è in vendita, comne ha sempre detto il presidente, se non per cifre folli». Qui Cavani, a voi Parigi.

EMOZIONI – E poi ci sono storie che non muoiono mai: e ciò che resta, nell’io più segreto, è un amore insopprimibile che resiste nel tempo, soffocato e però vivo. «Sono stati cinque anni che mi hanno segnato con il fuoco per la vita….Nada es por siempre dicono alcuni filosofi e forse purtroppo hanno ragione: ma io cercherò di smentirli perché voi, amici napoletani, sarete sempre nel mio cuore». Ci sono emozioni che restano impigliate nella memoria, energia sommersa che ricarica, rinfresca: e quel quinquennio che se ne va, malinconicamente, a spasso sugli Champs Elysees, è un tatuaggio che rimarrà. Adieu, pocho: ma prima che il presente centrifughi ciò ch’è stato, l’addio a Napoli è in una lettera ch’è un inno ossequioso ad un liaison senza eguali, una spruzzata di sentimenti raccolti in un volo cominciato nell’estate del 2007 e conclusosi ufficialmente con l’approdo al Psg. «Sono stati cinque anni davvero unici, indimenticabili». Sono stati gli anni del pocho, l’eroe incontrastato d’una città ipnotizzata dai dribbling e dalle veroniche, sedotta da quel tenero sorriso da scugnizzo della porta accanto che lancia la sua lettera aperta alla propria gente e scopre in diretta che loro erano lì ad attenderlo, armati di mouse, pronti a mandare il sito in tilt. «Da quei tre gol con il Pisa, fino alle reti in Champions League, tutto è stato contraddistinto da passione e sentimenti comuni, è stata una strada che abbiamo percorso insieme, con mano».
MON AMOUR – Si scrive Lavezzi, si rilegge, si rivede, un lustro pirotecnico, tra notti magiche in Champions e scudetti sfiorati, tra capolavori d’artista e lampi abbaglianti: e ora che stanno per sfilare i titoli di coda, la colonna sonora che fa sottofondo è in quel messaggio spedito alla Napoli che ne ha fatto l’idolo e il totem, il «nipotino» di Maradona eletto a simbolo d’una rinascita stellare: «Sono cresciuto dopo essere stato adottato dai napoletani. Gli addii non sono facili e in questo caso il mio è ancora più difficile e doloroso. La vittoria della Coppa Italia mi lascia il conforto di sapere che qualcoso ho restituito a Napoli e ai napoletani». Le vie en rose, però pure azzurra…. «Gracias, per sempre».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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