È un addio pieno di cose. Di lacrime, di petardi, di coriandoli azzurri, di abbracci, di bimbi felici che portano sciarpe al collo e lo osannano come se fosse il primo giorno e non l’ultimo. È un addio con trionfo ed è, dunque, l’addio perfetto. Ezequiel Lavezzi non sembra nato per serate come quella dell’Olimpico: ha 27 anni e la Coppa Italia è il primo trofeo che conquista nella sua carriera.
Nella grandeur pare saperci sguazzare poco, il palco del bus scoperto che lo porta in giro da trionfatore per la città è imponente e il Pocho lo sente poco suo. Forse è per questo che adesso sogna uno scettro reale, sul modello di quello che gli offrono Psg e Anzhi con l’Inter alla finestra pronta a recitare il ruolo dell’outsider. Lui ormai ha deciso: vuole Parigi. Tocca a Leonardo, adesso, convincere De Laurentiis a suon di petroldollari: quelli del principe ereditario del Qatar, Tamim ben Hamad al-Tahani, 33 anni, una ricchezza sconfinata dovuta ai giacimenti di gas, un impero che spazia da Harrods (tutto suo) alla Volkswagen (di cui è proprietario al 17%), dalla Borsa di Londra (15,1%) alla Porsche (10%).
Dice Lavezzi che quando entra allo stadio e la partita si avvicina, lui si trova nel suo habitat naturale. Dice che, prima della gara con la Juventus, non sapeva neppure come esultare. Alla fine le sue emozioni hanno scelto per lui. E le ha affidate prima alle lacrime e poi alle parole, consegnate al suo sito ufficiale: «Ce l’abbiamo fatta… abbiamo vinto una Coppa Italia storica, contro una grandissima squadra che era ancora imbattuta». Meno intimista di altre volte, ma sempre poco estroverso di quanto ha corso come un invasato dopo la doppietta al Chelsea in Champions League. «È una vittoria incredibile – dice l’argentino- che conclude una stagione fantastica che ci ha regalato tante soddisfazioni. Sono felice e orgoglioso di quello che abbiamo fatto… grandi ragazzi, grandi tifosi, grande Napoli». È l’atto finale. Lo sa lui. Lo sanno tutti. Lavezzi, però, non lo ammette ancora. Essere più espliciti vorrebbe solo dire fare uno sgarbo a De Laurentiis, a Mazzarri e ai compagni di squadra. E proprio nel giorno in cui il Napoli ritorna a vincere in Italia, 22 anni dopo l’ultima Supercoppa Italiana. Dicono tutti che quello di domenica sera è stato il suo stadio italiano e che quella contro la Juventus la sua ultima volta con la maglia del Napoli. Dicono. Lui, però, non conferma ma neppure smentisce.
Mazzarri ha gelato i sogni di tutti: «Sul suo futuro, ho le sensazioni che avete tutti». Il Pocho vuole guadagnare di più: gli emissari del Psg hanno superato in milioni la prima offerta dell’Anzhi. Resta la clausola rescissoria, la penale di 31 milioni da pagare per andare via. E qui entra in campo De Laurentiis.
Nelle prossime ore il suo manager, Alejandro Mazzoni che ha deciso, per qualche ora, di tacere e di far scorrere tutto in gran silenzio, contatterà come consuetudine il consigliere delegato del club, Andrea Chiavelli e gli chiederà un appuntamento ufficiale con il presidente De Laurentiis. Un incontro che non vuole essere una rottura: il manager dell’argentino proverà persino a trovare una via d’uscita che lasci le parti in ottimi rapporti. Al Napoli porterà due offerte ufficiose che forse sarebbe meglio definire «proposte d’acquisto». Nessuna delle due prevede il pagamento per intero della clausola. Quello che mette sul piatto Massimo Moratti è noto: giocatori più un conguaglio massimo di 12-13 milioni. Il Napoli ha detto di no e ora i nerazzurri sono a un passo da Palacio del Genoa. In tutti e tre i casi, Lavezzi andrebbe a guadagnare più di 5 milioni di euro a stagione per i prossimi 5 anni.
Mazzoni, a quanto pare, sarebbe pronto a offrire a De Laurentiis alcuni giovani giocatori argentini e paraguaiani da aggregare al settore giovanile. Ma salvo colpi di scena l’era Lavezzi a Napoli è conclusa.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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