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Lavezzi, dalla conquista di Parigi al tifo azzurro: «Voglio lo scudetto»

È stato un gol alla Lavezzi. Un po’ fortunoso, occasionale, ma cercato, voluto. Soprattutto un gol decisivo. La zampata del Pocho al Parco dei Principi ha schiuso al Psg le porte dell’Europa che conta, la squadra sua e di Ibrahimovic è tra le otto grandi d’Europa. Proprio quando il Napoli, quella che lui stesso ha definito “la squadra del mio cuore”, l’Europa l’ha salutata a malincuore, con una brutta figura. Lavezzi e il Napoli è come se non si fossero mai lasciati. Ognuno per la propria strada ma con quel pizzico di struggente malinconia che accompagna i rispettivi cammini. Il divorzio era nell’aria da tempo eppure in estate sembrò quasi una bestemmia la rinuncia al giocatore simbolo della rinascita partenopea. La nuova stella cometa Insigne aveva inizialmente placato la delusione: il baby di Frattamaggiore s’è messo a fare il fenomeno da subito, convincendo scettici e non solo.

Destini incrociati, come sempre: il Napoli parte forte e in campionato fa sul serio, oltre a Insigne anche Pandev fa cose egregie, sembra tornato quello del triplete ai tempi del Mourinho interista. Il Pocho a Parigi non s’ambienta subito, lui e la fidanzata Yanina scappano dalle parti nostre appena possono per salutare amici e respirare la brezza del Golfo. Si becca pure tre giornate di squalifica e a Parigi ironizzano: vuoi vedere che abbiamo beccato la fregatura?
Poi la lenta rinascita di Lavezzi coincide con l’improvviso rallentamento della squadra di Mazzarri. L’argentino ritrova lo smalto dei giorni migliori, affina l’intesa con Ibrahimovic, il Psg centra l’obiettivo della rimonta: da terzo che era in campionato, batte nello scontro diretto e scavalca il Marsiglia. Oggi continua marciare in vetta e ha distanziato anche il Lione, Lavezzi s’è messo a segnare in Francia e in Europa. Una doppietta due turni fa, la prodezza di mercoledì sera che ha eliminato il Valencia: in totale fanno tre reti in Champions e sono gol pesanti perché valgono il passaggio ai quarti di finale. Nella serata di Ibra relegato in tribuna dalla squalifica, è toccato a lui caricarsi la squadra sulle spalle. Il gol del Valencia, la paura, lo spettro dell’eliminazione che si avvicina, gli spagnoli che attaccano: s’è svegliato Lavezzi, al quale Ancelotti più d’una volta ha cambiato la posizione durante la gara. Un affondo, due dribbling consecutivi sulla destra, le prime avvisaglie che “sta” nella partita. Come faceva a Napoli, la sua dote migliore resta quella grande capacità di “spaccare” le difese avversarie, verticalizzare all’improvviso, creare la superiorità in fase offensiva nell’uno contro uno che fa la differenza. A livello di assist o anche a livello di reti. In azzurro gli riusciva meglio creare pacchi regalo per i compagni che poi trasformavano in gol. A Parigi s’è messo a segnare, segno forse di una maturità tecnica finalmente raggiunta.
De Sanctis, il numero uno del Napoli, ha incontrato Lavezzi a Parigi pochi giorni fa. «È stato il mio miglior compagno fuori dal campo, una persona generosa e disponibilissima. Come uomo manca tantissimo al nostro gruppo»: parole di un saggio dello spogliatoio azzurro, il quale ovviamente non ha toccato l’argomento tecnico. Con il Napoli e Cavani che stentano a trovare la via del gol, immaginate quanto avrebbe fatto comodo il Pocho in questa estenuante rincorsa scudetto. Nuovi stimoli, forse una vita più tranquilla. «Vincete lo scudetto anche per me» ha twittato di recente il Pocho e lo ha detto anche a De Sanctis: amici sempre, più di prima.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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