Ventuno anni dopo quel Napoli- Spartak Mosca del 24 ottobre 1990, la musica cambia così: da olè Diego-Diego a olè Pocho- Pocho. Dalla Coppa dei Campioni alla Champions. Ventun anni e poi sentirli, quei cinquantamila del San Paolo. Cinque lustri, tanti figli e tanti nipoti (azzurri) dopo è sempre un argentino a infiammare la notte dei campioni di Napoli: da Diego Maradona, l’ultimo protagonista di 21 anni fa, a Ezequiel Lavezzi, il nuovo pibe del popolo. E non si tratta di un paragone tecnico, chi si azzarda, per carità, si arrabbierebbe il Pocho stesso, ma è di certo un tributo a un ragazzo che ha rapito cuori, ugole e mani dei napoletani.
Lui è l’idolo incontrastato. Lui è il simbolo. Il totem. L’epicentro di un coro che per Napoli significa tutto: un tempo era un olè ripetuto quattro volte e poi Diego- Diego; ieri, più di sempre, è stato lo stesso poker di olè. Con dedica al Pocho.
IL PROTAGONISTA – Una furia. Un diavolo con il completino azzurro. Un centometrista e un artista: ecco cos’è stato Lavezzi ieri. L’assist per Hamsik- gol? Un ricamo di Ezequiel. E il rigore? Frutto dell’esplosione delle sue gambe e di uno scatto pazzesco che ha bruciato e mandato in tilt il connazionale Gonzalo Rodriguez, uno che, tra l’altro, come lui proviene dal San Lorenzo. Una curiosità, nulla di più. Mentre quello che ha consegnato Lavezzi agli annali è stato un contenitore di giocate decisive. Sì, è lui il protagonista unico e indiscutibile della prima notte della Champions targata San Paolo.
VISTO DALLA PORTA – Il portiere Morgan De Sanctis, anche lui, ha stupito e si è stupito: « Siamo stati strepitosi. Bravissima la squadra, nella prima mezzora ha dettato legge. L’approccio alla Champions? Perfetto. Ma ora ci aspettano due partite difficili e complicate ».
IL TALLONE – E poco importa se il tallone fa ancora male e sin dopo la notte di Manche-ster, per giocare, sono state necessarie terapie su terapie e infiltrazioni: Lavezzi non è Achille e non si arrende. Non ha mai mollato e non molla. Gioca, corre, scatta di continuo con impressionante facilità. Cerca un gol che al San Paolo manca da gennaio. E ci prova, sempre. Al servizio dei compagni e di un pubblico che s’innamora sempre più a ogni scarica di adrenalina. Chiedere notizie al Villarreal, per avere idea del panico seminato ieri dall’argentino: l’unico modo per fermarlo era falciarlo. Stenderlo. Metterlo al tappeto: perché il Pocho è stato letteralmente immarcabile. E ora? Milano, l’Inter e poi il riposo: perché la Seleccion gli ha risparmiato la trasferta transoceanica per ovvi motivi. Ancora un po’ e sarà la quiete.
IL TRASCINATORE – Prima di tutto, però, la partita di sabato con i nerazzurri. Mazzarri ha assoluto bisogno di lui e delle sue accelerazioni: con Cavani uscito malconcio dalla sfida di coppa, è sul Pocho che, più di sempre, il tecnico toscano farà affidamento. La corsa scudetto non può prescindere dalle corse di Lavezzi. Non può prescindere da Lavezzi. Il San Paolo lo sa, sogna e canta. Come cantava per Diego.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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