In quegli occhietti vispi che scrutano l’orizzonte c’è la luce abbagliante d’uno scugnizzo, l’allegria contagiosa di un amabile birichino e ora che Napoli-Chelsea è praticamente arrivata, con il suo carico d’emozioni, nella palla di cuoio si può infilare solo l’estro e la fantasia di quel «monello» che sa bene come si blandisce l’attesa. Perché i dribblomani come Lavezzi son fatti così.
Come si sta, Lavezzi, in questi momenti.
«Io sono tranquillo ma lo sono anche i miei compagni. Sappiamo di dover affrontare il Chelsea nel modo migliore e per riuscirci serve tranquillità. E poi, che senso avrebbe agitarsi?».
Forse è più semplice a dirsi…
«Ma no, siamo calciatori, abituati a certe pressioni. E’ comunque vero che giochiamo una partita di grandissimo livello, non so se la più importante di sempre, ma sicuramente di profilo elevatissimo».
Strano ma vero, si comincia a sospettare che voi siate i favoriti.
«E questo mi sembra un errore: la squadra che ha tanti campioni è il Chelsea; noi siamo alla prima esperienza in Champions, dunque….».
Pretattica psicologica?
«Ma no, anche perché sono pure convinto che se giochiamo come sappiamo siamo in grado di mettere in difficoltà chiunque. Certo, non possiamo permetterci molti errori, anzi quasi non ce ne possiamo consentire alcuno».
La prima cosa giusta da fare?
«Indovinare l’approccio, entrare in campo nella maniera più opportuna. Sarebbe un bel vantaggio e un modo di presentarsi anche autorevole. Ma qui ci giochiamo gran parte della stagione, io sono convinto che sarà una grande sfida, e so pure che dal punto di vista psicologico non c’è bisogna di cercare le motivazioni: quelle le sentiamo già».
Il timore di subire un gol vi accompagnerà?
«Mai, sarebbe sbagliatissimo. Si gioca senza fare calcoli e mi spiego: bisogna essere liberi mentalmente, come sempre ci accade; inutile soffermarsi su particolari: si gioca e basta. Poi si vedrà».
E’ sfida tra tridenti.
«Quale sia il migliore lo potrà dire solo il campo. E ciò sarà possibile saperlo a fine partita. Però siamo al cospetto di autentici fuoriclasse».
Un pizzico di paura?
«Guai averne. Li rispettiamo, com’è giusto che sia, perché ne conosciamo il valore del gruppo e riconosciamo la statura dei singoli. Ma timore non se ne può avere, non è concesso».
Dovesse sinteticamente rappresentare il Chelsea…
«Una grande squadra».
E il Napoli?
«Mi serve più tempo: a Firenze abbiamo vinto, ma anche prima di venerdì scorso avevamo giocato bene. Solo che qui il risultato prevale sulle prestazioni».
Il suo sito aspetta il video del suo gol vincente.
«E pure io, così accontento tutti i miei tifosi. L’ho promesso e conto di mantenere la promessa, ma non sono tormentato dall’idea di dover segnare a tutti i costi. Io resto me stesso, anche se sono consapevole di dover realizzare qualche rete in più».
In tribuna ci sarà suo figlio Tomas, che promette….
«E se riesco a segnare, il gol sarà suo. Glielo vado a dedicare».
Storia strana con le inglesi, per lei: gol ad Anfield, un anno fa; ma all’asciutto con il City…
«Io a queste statistiche non faccio caso però stavolta spero di far meglio che con il Manchester. E, comunque, sia chiaro, il gol non è tormento per me. Io penso alla squadra. So che segnare mi può regalare qualche voto in più nelle pagelle, però non leggo i giornali…».
Questo appuntamento può consacrarla a livelli internazionali?
«Io mi metto sempre in discussione e punto sempre a dare il meglio di me e sarò sempre lo stesso Lavezzi. Non faccio mai promesse, non mi sbilancio: gioco e cerco di farlo bene. Ho fame di vittoria, come questo Napoli. E spero sia una serata indimenticabile».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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