Prima di cercare il lettino di Freud, forse è il caso di passare in infermeria per capire: si (ri)gioca e c’è di nuovo da rimettere assieme i cocci di Marassi, da sistemare qualche cerotto, da chiedere aiuto al medico e poi da affrontare l’emergenza. E’ la dura legge del turn over che torna, imperiosa, a caratterizzare la formazione che sarà, però stavolta c’è dell’altro: c’è il giudice sportivo che incombe e che sta per togliere Lavezzi dal mischione e c’è Cannavaro che rischia di uscire e di lanciare un ballottaggio inedito.
Su Cannavaro se ne saprà nel pomeriggio, ma la percezione d’una resa è tra le pieghe d’un pomeriggio sofferente nello stanzone di Marassi, con il dolorino al piede destro che toglie energia e induce a riflessioni: intanto, per cominciare, conviene azzardare? Prima del bollettino, con relativa diagnosi, interviene il buon senso; e, comunque, c’è ancora da sentire il dottor De Nicola. Cannavaro sì, Cannavaro no, Cannavaro ni: il tormentone è partito sul finire del primo tempo d’un Genoa-Napoli in quel momento abitata dai fantasmi e dopo sono deduzioni anche un po’ logiche. La prima: dentro di nuovo Britos, spostandolo centrale, e concedendo di nuovo la zona mancina della retroguardia ad Aronica; la seconda, altrettanto meccanica, spazio all’argentino Fernandez, che in genere nel mezzo ci sa stare, e poi dualismo per la scelta del terzo di sinistra.
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