Ditelo con i fiori. E pure con i cori: e aspettando l’uomo della notte, tra quelle tenebre che contengono la fine d’una storia, gli han detto che niente è cambiato e magari nulla cambierà. Si scrive Pocho e si legge tutto d’un fiato ciò ch’è scritto su lenzuoli impregnati d’amore, cuoricini d’un rosso carminio che acceca, e slogan che squarciano il silenzio e accolgono l’idolo d’un quinquennio indimenticabile. «Grazie per tutto quello che ci hai dato. Sei un pezzettino di noi». Si scorge Lavezzi e s’intuisce, al volo, che i sentimenti restano aggrappati alla memoria, volano al di sopra dei fischi – pur comprensibili – di chi ora sfida la malinconia del possibile addio reagendo a modo proprio: ma con l’Olimpico all’orizzonte, il passato che ritorna è un film da ripercorrere assieme all’eroe delle domeniche e dei mercoledì, degli anticipi e dei posticipi, dell’Europa League e dell’Intertoto, la leva per capovolgere le gerarchie e sentirsi eguali agli altri, forse (talvolta, chissà) persino più forti.
A TE MADAME – L’ora in mezza in cui si Il Pocho domani nella partitissima contro la Juventus vuole lasciare il suo segno Ha vinto il “ballottaggio” con Pandev: giocherà nel tridente con Hamsik e Cavani consuma una stagione e si celebra una separazione ormai annunciata dagli eventi è in quel Juventus-Napoli che racchiude i sogni e la fantasia d’una città ormai in preda al delirio di massa e che marcia su Roma lasciandosi comunque cullare dai guizzi del suo scugnizzo preferito: la Vecchia Signora va al pocho, alle due diavolerie e alla sua imprevedibilità, a quella faccia da birichino che cento ne fa e altrettante ne pensa, a quel talento che riemerge d’incanto nel fine settimana di Castelvolturno e si prepara per il vero, grande spettacolo del prossimo week-end. Lavezzi c’è, la sagoma ingobbita ad ogni scatto, la palla incollata al piede, i tagli, le accelerazioni e soprattutto l’umore giusto per tuffarsi nella sfida «più importante della stagione» , il balsamo per curare le ferite di Londra e d’un 3-1 divenuto improvvisamente troppo stretto per accedere ai quarti di Champions, l’unguento per lasciare assorbire le scottature con il Catania o proprio quella dell’Olimpico di Roma decisive nella corsa all’Europa che piace (e che conta).
OCCHIO AL FORO – E allora, si riparte proprio da lì, per suturare definitivamente una piccola ferita che nell’immaginario collettivo s’apre (soprattutto) nel 2-2 con la Roma di Luis Enrique, in un finale che costa due punti e trasmette all’esterno l’immagine un po’ scolorita del Pocho. Juventus-Napoli è ormai un’altra storia, è la finale di Coppa Italia, è la sfida per eccellenza ed è anche – a naso, ma non solo – il momento del congedo: Juventus-Napoli è quindi la partita del Pocho rigenerato, di un fuoriclasse che s’è scrollato da dentro ogni inibizione e qualsiasi freno ed ha impiegato due giorni per risistemarsi come terzo tenore al fianco di Hamsik e Cavani, scalzando la concorrenza di Pandev e probabilmente pure quella di Zuniga. C’è una Vecchia Signora sull’uscio d’uno stadio in cui l’euforia e la tristezza sono separati da un velo di carta: e allora, tocca a Lavezzi, la simpatica canaglia che va via come il vento e dunque può spingere gli aquiloni e fare di quei trentamila un esercito di bambini felici. E’ la finale di Coppa Italia e però e nella penombra in cui sfilano via le immagini di Parigi (o di Milano, della Germania, dell’Inghilterra o della Russia, della terra che l’accoglierà), giungerà l’eco d’un rimpianto da strozzare in allegria. L’uomo della notte, un uomo per la Coppa.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.