Il 21 ottobre a Torino e il 3 marzo al San Paolo, in occasione delle due sfide di campionato con la Juve, farà un tale caldo torrido che i 36 gradi di ieri e la coda e il forcone afoso di Lucifero sembreranno quasi neve. Si è giocato con l’Olympiacos, certo, ma i soli cori e i soli canti intonati ieri dal San Paolo hanno avuto un’unica dedica: Madame. E sia chiaro, nessuna cavalleria: veleno puro distillato sotto forma di parole e musica. Il resto? Nulla. Greci a parte, scatenati come nella migliore delle loro tradizioni con tanto di trombe, manco fosse una partita di coppa. Normale o super.
IL SIMBOLO– E allora, dove eravamo rimasti? A Pechino, certo, impossibile dimenticare. E se anche fosse, beh, ci hanno pensato subito i circa dodicimila napoletani che non hanno mandato in ferie il tifo, a dare una scossa alla memoria collettiva: l’arbitro, il signor Damato di Barletta, e i suoi collaboratori fanno il loro ingresso in campo per il riscaldamento e lo stadio scarica una bordata di fischi assordante. Incolpevoli loro, certo, ma in quell’istante rappresentavano la classe arbitrale. E dunque il bersaglio della rabbia azzurra.
LA CENSURA– Ira che neanche Achille, per la verità: la storia cinese non va proprio giù, non riesce e probabilmente non svanirà mai. Strascichi e codazzo. Qualche striscione ripetibile (“Juve ti piace vincere facile”) e qualche altro da censura riservato a Mazzoleni. La finale di Supercoppa è infinita, e soltanto il classico chi-non-salta-è-bianconero, oltre ai gol, è riuscito a tratti a scuotere i tifosi azzurri da una serata di assoluto riposo emozionale.
LA SOCIETA’– Sulla beffa di Pechino, e sulle dichiarazioni e la rivelazione di Mazzarri, che ha raccontato l’istinto dimissionario del post partita, è tornato anche il ds Bigon: «Beh, preferisco non parlare delle cose negative del calcio, però è ovvio che ci siano degli strascichi polemici. Capisco perfettamente il sentimento dei tifosi, ma abbiamo la forza di andare avanti». La verve e la voglia del gruppo erano già parse molto chiare dopo la chiacchierata di Mazzarri: «Quella del nostro allenatore non è rabbia, ma un’analisi della situazione che, tra l’altro, è condivisa dalla società: tenevamo tutti tantissimo alla Supercoppa, ma ora andiamo avanti. Il capitolo è chiuso». E si passa all’argomento della sudditanza: «Inutile aprire ora questo dibattito» . E per il momento, stop. In attesa delle sfide del campionato.
PER GARGANO- Altro? Al di là dei gol e della prestazione del Napoli, l’ultima dal sapore amichevole prima dell’esordio in campionato e della trasferta di Palermo, in programma domenica prossima, meritano una menzione i duecento tifosi greci – guardati a vista da un plotoncino di steward e poliziotti – che hanno cantato e suonato trombe, di quelle da banda, ininterrottamente per tutta la durata della partita. Menzione per loro e poi per Walter Gargano: l’uruguaiano è al centro di una complessa vicenda di mercato e sempre più ai margini delle formazioni titolari, eppure al suo ingresso in campo, nel secondo tempo, è stato applaudito con forza e convinzione. Il popolo ha spiegato cosa pensa a riguardo.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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