Idee chiare. «Voglio portare casa una medaglia». È la prima Olimpiade per Elio Verde, la grande speranza del judo italiano. Una certezza, a dispetto del grave infortunio subito undici mesi fa. Casertano di Trentola Ducenta, categoria 60 kg, la passione per il tatami lo ha spinto fino alla palestra della famiglia Maddaloni a Secondigliano. «Un mito, Pino». Oro nel judo a Sydney, Maddaloni fu un simbolo di riscatto di un quartiere difficile. Dodici anni dopo, ci prova Elio all’Excel Arena. Oggi è il suo giorno, il primo avversario il peruviano Miguel Postigos. Poteva andare peggio per Verde, costretto a fermarsi per otto mesi dopo l’operazione al ginocchio subita nello scorso autunno. Stringendo i denti, aveva partecipato ai Mondiali a Parigi. Un consulto con i medici federali e quelli delle Fiamme Oro, la sua società, quindi la decisione di andare sotto i ferri senza perdere tempo perché avrebbe rischiato di non partecipare ai Giochi. «Come sto? Meglio, molto caricato, spero che il ginocchio non dia fastidi. Sono stato lontano a lungo dal tatami e questo mi ha creato problemi». Accanto ad Elio c’è il tecnico napoletano, Dario Romano. «Lui è convinto che sia io l’avversario da battere. Chi è il mio favorito in questa categoria? È uzbeko, si chiama Sobirov. Mi piacerebbe vedermela con lui in questa giornata». Ci sono altri due judoka campani, Francesco Faraldo da Trentola Ducenta e Antonio Ciano da Torre del Greco. Sono in quattro ai Giochi, tre della Campania. «È la testimonianza dell’eccellente lavoro che portano avanti le palestre come quella di Trentola Ducenta. Parliamo lo stesso dialetto, tecnici e atleti: ci sentiamo ancora di più in famiglia». In quella palestra della provincia di Caserta ci sono tanti ragazzi che sognano di arrivare alle Olimpiadi. Elio vi è riuscito, anche se ha un cruccio. «L’infortunio mi ha fatto perdere posizioni nel ranking, potrei essere abbinato ad avversari più forti nel corso delle eliminatorie».
Era lanciatissimo fino a Parigi. La medaglia di bronzo ai Mondiali del 2009 a Rotterdam e il successo nella Coppa del mondo del 2010 a Praga. Poi, i dolori accusati in Francia, lo stop imposto dai medici. «I segnali sono stati incoraggianti nei campionati italiani, ho superato la paura: l’evento olimpico trasmette sensazioni molto forti, dovevo provare in vista dei Giochi. Vorrei tornare a casa con una medaglia, da festeggiare con gli amici che mi hanno incoraggiato anche nei momenti di difficoltà». Tra questi c’è il primo maestro, Gino Mottola, che nella palestra «Crazy Fitness» di Trentola Ducenta spera di tirar fuori altri campioni. «Elio venne qui con Ferdinando, il fratello gemello, a 10 anni: che carattere aveva. Siamo orgogliosi di vederlo alle Olimpiadi, è un segnale importante per la nostra attività e per la nostra terra». I test di Verde sono stati effettuati contro avversari di categoria superiore ai 60 Kg, quella in cui gareggia oggi. Rientrare nel peso è una dura lotta, fatta di saune e rinunce alimentari. Niente è stato lasciato al caso dai nutrizionisti che collaborano con la Federazione di judo: oggi Elio sarà in forma, assicurano. «L’Olimpiade è una grande occasione, voglio essere al massimo in questa sfida. Ci siamo preparati bene ad Ostia». I preziosi consigli di Romano, le telefonate di Mottola e Maddaloni, che spera di vedere stasera un altro campano campione olimpico. «Sento il sostegno di tutta la gente di Trentola Ducenta: dopo ogni successo sportivo, ho ricevuto tante manifestazioni di affetto». A 27 anni ai Giochi. «Ho fatto tanti sacrifici, non si può fare una vita normale se si vogliono raggiungere importanti risultati. Li ho fatti con piacere. Mi sono innamorato subito dello judo, uno sport che ti fa crescere anche umanamente perché ti insegna a rispettare gli avversari». Le speranze di medaglia dell’Italia del judo sono affidate a lui. «È una bella responsabilità, l’accetto volentieri. L’infortunio, i mesi lontananza dai grandi appuntamenti internazionali, sono serviti anche a questo: a rendermi più forte sotto l’aspetto psicologico». Comunque vada, ci sarà l’appuntamento di Rio de Janeiro 2016, probabilmente in un’altra categoria, quella dei 66 chilogrammi. Perché saune e diete possono andare bene per una sola Olimpiade.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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