Marino, Denis, Cigarini. Tre nomi, tre simboli di un Napoli che poteva essere ma non è stato. Siamo alle soglie della stagione 2009/10. Non è più il Napoli di Reja, non è ancora il Napoli di Mazzarri. Sulla panchina azzurra siede Roberto Donadoni, con il compito di centrare la qualificazione in Europa League dopo la precedente stagione fallimentare. Proprio Marino mette in cantiere una campagna acquisti di spessore. Arrivano giocatori di valore come De Sanctis e Campagnaro, la scommessa (rivelatasi poi vincente) Zuniga, ma soprattutto due nomi che fanno infiammare la piazza napoletana. Fabio Quagliarella e Lica Cigarini. Il primo, fin da subito, ingaggia un dualismo con l’altro attaccante, l’argentino German Denis. Cigarini invece arriva con ottime credenziali. Al professore, così era soprannominato a Parma, vengono consegnate le chiavi del centrocampo azzurro.
Le aspettative sono alte, Marino ha costruito una squadra di valore, De Laurentiis e i tifosi già sognano l’Europa. I sogni dei napoletani, non del tutto immotivati, andranno però in fumo. Il Napoli non ingrana, Donadoni non riesce a dare la scossa e Cigarini sembra essere tutto fuorchè il grande regista da molti decantato. Urge un cambiamento. Ed è così che nel giro di una settimana Aurelio De Laurentiis rivoluziona tutto. La prima testa a cadere è quella di Pierpaolo Marino. Storico dirigente del calcio italiano, una carriera a “costruire” squadre, impreziosita da uno Scudetto nella sua prima avventura napoletana. Di lui i tifosi si ricorderanno i primi frenetici giorni della Napoli Soccer, il campetto di Paestum e i palloni comprati assieme al Pampa Sosa. Al suo erede Bigon lascia un lavoro con diverse luci, ma anche moltissime ombre. Lavezzi, Hamsik, Gargano, ma anche Datolo, Russotto, Rullo, De Zerbi, Dalla Bona. I suo addio precederà di una sola settimana quello di Donadoni. Il nuovo tandem Bigon – Mazzarri è ormai alla guida del Napoli.
A farne le spese è prima di tutti Cigarini. I suoi ritmi ragionati sono in controtendenza con il credo mazzarriano fatto di velocità, intensità e ripartenze. Il centrocampista scivola così sempre più ai margini del progetto Napoli, finendo alle spalle della coppia Gargano – Pazienza. Vita non facile anche per German Denis. Dopo aver vissuto il dualismo con Zalayeta, El Tanque si trova a dover fare i conti con Quagliarella, arrivato come profeta in patria. Alla fine la sua avventura tutto sommato non sarà così male, condita da 13 gol in due stagioni. Lascerà non pochi rimpianti a Napoli, soprattutto tra i tifosi, andando prima all’Udinese e poi all’Atalanta. Anche Cigarini, dopo una stagione in prestito al Siviglia, troverà la sua dimensione in quel di Bergamo. Dei due in paritcolare i tifosi napoletani ricorderanno una rimonta al cardiopalma col Milan. Rossoneri in vantaggio per 2-0 al 90’, prima dell’eurogol di Cigarini e dell’incornata di Denis. Un acuto impresso nella mente dei tifosi azzurri, prima che entrambi partissero e ritrovassero, proprio all’Atalanta il loro vecchio direttore, Pierpaolo Marino. Giusto per ricostruire quel trio che è un po’ il simbolo di quel Napoli che poteva essere ma che non è stato.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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