Però quindici reti non sono dettagli marginali: ma quando intorno c’è quel clima tipicamente mesto generato da una seduta d’elettrochoc, i rimpianti accrescono la malinconia. Perché no, quindici reti non rappresentano un irrilevante accessorio, men che meno un orpello: e comunque è Bergamo che ha spinto l’umore verso il basso, che ha rimescolato le verità della stagione e acuito la tristezza del Pipita. Ma dov’eravamo rimasti? Napoli-Inter è lo spartiacque, 15 dicembre 2013, quindi (ormai) cinquanta giorni Il Napoli insegue la Coppa Italia E per questo Higuain sa che servono i suoi golfa: e l’insopportabile pesantezza di quell’essere
speciale votato al gol, è nell’astinenza (in campionato) su palla in movimento, nella difficoltà improvvisamente emersa a ritrovare se stesso, a essere cinicamente el Pipita. Un rigore al Cagliari e uno al Bologna, la freddezza del «killer» dei sedici metri è indiscutibile: ma i centravanti, si sa, vivono per altro, sognano da ingordi, si abbufferebbero un giorno sì e l’altro pure e non lascerebbero mai nulla. E invece a Higuain (recentemente) è andata maluccio, perché l’Inter è (addirittura) sei partite fa e Sua Maestà quaranta milioni di euro soffre per questa sopravvenuta idiosincrasia sotto porta.
MA IN COPPA… – I numeri, nel loro piccolo, non rappresentano tormenti e poi domani sarà Coppa Italia, dunque statisticamente un’altra storia, quindi la valvola di sfogo già utilizzata la settimana scorsa, con la Lazio: una palla sporca, l’avvitamento su se stesso, il colpo di tacco e la corsa a braccia larghe per mostrarsi alla propria gente, per lasciarsi stringere con l’affetto testimoniato a più riprese. Quindici volte Higuain, niente male a pensarci bene, con il corredo di sette assist (in campionato) e due in Champions, con una ripartizione più o meno equa che è servita ma che non basta.
IN MEDIA… – Perché l’Higuain in salsa partenopea s’è spalmato per bene, s’è dato, eccome: dieci gol in campionato (in ventidue presenze); altre quattro nella magia europea smarrita per differenza reti (e in quattro gare) e la sciccheria concessasi contro la Lazio, un sigillo in centodieci minuti complessivi. E’ la somma che fa la differenza, in certi casi, ma quindici reti complessive non gli bastano e ora è ripartita la caccia al gol (su azione) in campionato: il Milan arriva sabato sera, ma il calcio continua, sistema partite in sequenza e…
LA VOGLIA – Prima c’è la coppa Italia, c’è l’Olimpico di Roma, c’è l’andata d’una semifinale che ingolosisce, che ha un suo valore intrinseco, c’è un’occasione per scacciar le streghe, per avvicinarsi a quota venti (reti) stagionali, un traguardo che ha una sua espressività, che aiuta a sprigionare un po’ d’entusiasmo. Perché adesso i gol del Pipita servono (anche) ad infondere coraggio.
Fonte: Corriere dello Sport
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