La data è il 3 maggio. Due gol, la Fiorentina battuta, la Coppa Italia vinta. La notte di Lorenzo Insigne ha convinto Prandelli. Che aveva ascoltato, con un filo di sorriso…, le parole di Benitez di quella sera: «Insigne deve andare al Mondiale, perché sarà uno dei protagonisti» . Mica sbagliava il vecchio Rafa. Semmai il suo errore era avvenuto qualche tempo prima, durante la stagione, quando Insigne era diventato il terzo esterno nella classifica del tecnico. Prima di lui Callejon e Mertens. Poi, con quel tesoro (la Coppa Italia) che Lorenzino gli aveva appena offerto, Benitez si era fatto portavoce di un’iniziativa popolare in ogni quartiere di Napoli: candidare Insigne al Mondiale.
NEI 30. Prandelli non lo aveva mai perso di vista. Lo considerava uno dei giovani più interessanti, per le qualità tecniche ma anche per la personalità. Il gol e la partita contro l’Argentina all’Olimpico erano ancora nella testa del ct. Che però aveva bisogno di un appoggio, di un dato concreto per rimetterlo fra i 30. Stava giocando troppo poco in una stagione in cui avrebbe invece dovuto aumentare il numero delle sue presenze. I due gol nella finale hanno cancellato gli ultimi dubbi.NEI 23. Insigne è arrivato a Coverciano ed era uno dei più seri candidati al taglio, anche se Destro, il giocatore con cui era in ballottaggio, non dava segnali incoraggianti. Lorenzo ha sfruttato il suo momento positivo e il momento ombroso del romanista. Che, a differenza del napoletano, ha pagato anche il ruolo: portando due centravanti, Prandelli ha puntato su Balotelli e sul capocannoniere della Serie A. Insigne ha trovato l’attimo e la situazione giusta per infilarsi nel gruppo dei 23. Così come ha azzeccato la serata buona per sorpassare Cassano. Dopo la doppietta (e l’assist) contro il Fluminense, è diventato il primo cambio per Prandelli. «In quell’amichevole abbiamo fatto solo il nostro dovere: giocare il primo Mondiale a 23 anni è fantastico» , ha detto Insigne per poi spiegare cosa è successo in campo fra lui e Immobile, con lo scambio di gol, di assist, di abbracci e di gentili pensieri. «Abbiamo fatto una stagione stupenda a Pescara e i movimenti, anche se sono due anni che non giochiamo insieme, non si dimenticano» .
RUOLO. Ma c’è anche un’altra ragione, secondo il napoletano, ad aver convinto il ct: «Quest’anno a Napoli ho fatto un ruolo un po’ diverso, tornavo molto a centrocampo e in difesa. Questo tipo di gioco mi ha dato tanto, mi ha fatto crescere. Così, quando Prandelli prima dell’amichevole col Fluminense mi ha chiesto di aiutare il centrocampo, non ho avuto problemi. So come si fa» .
Fonte: Corriere dello Sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro