Intercettazioni di calciopoli, nuovo capitolo nella polemica sulla gestione dell’inchiesta. L’arbitro Paolo Dondarini, tutt’ora sotto processo, sostiene che le prove a suo favore sarebbero state occultate.
«Paolo Dondarini – dice il suo avvocato Gabriele Bordoni – ha presentato un esposto alla procura di Roma con il quale ha posto la questione della genesi delle scelte investigative che hanno condotto a trascrivere soltanto una parte delle intercettazioni e non altre di decisiva rilevanza probatoria».
«Ricordando – ha proseguito – che sussiste obbligo del Pubblico ministero alle indagini anche in favore dell’indagato e che l’articolo 111 Costituzione consacra il diritto alla prova per l’indagato-imputato (che significa garantire al soggetto le condizioni per poter conoscere appieno il materiale d’indagine), si deve registrare che nel procedimento noto come «calciopoli» ci si è discostati da tali principi. L’approfondita rilettura degli atti processuali (resa possibile soltanto dallo sforzo immane compiuto dai consulenti di altre difese che hanno impiegato un tempo enorme, di cui Dondarini non disponeva) ha rivelato numerose intercettazioni telefoniche – dalle quali emergono circostanze decisive al fine di dimostrare la sua estraneità ai fatti – che non erano state in alcun modo evidenziate ed, anzi, erano state catalogate in maniera tale da non consentirne il rinvenimento». Le intercettazioni «favorevoli alla difesa erano state tutte relegate nel limbo dell’introvabile».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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