Grande attesa per la prestazione di Hamsik che, appena inizia la partita, mette in fallo laterale un appoggio facile e, dopo pochi minuti, commette un fallo su Castro che ne aveva anticipato le intenzioni. Al 9′ Gyomberg lo semina a centrocampo facendolo anche cascare goffamente per terra e permettendo al Catania di arrivare al tiro dalla distanza. I presupposti lasciando pensare ad un’altra prestazione complicata per il capitano del Napoli. Ma questa volta non sarà così. In settimana Benitez deve essere intervenuto apportando qualche correttivo al suo sistema solare soprattutto in relazione alla sincronia spazio-temporale tra Higuain e Hamsik. La richiesta al Pipita è alternare il movimento a venire incontro, spalle alla porta, ad altri opposti attaccando la profondità e lasciando qualche corridoio in più tra le linee allo slovacco. La richiesta ad Hamsik è partire da una posizione più arretrata, prendendosi il metodista avversario Tachtsidis come riferimento. Posizione e compiti più simili a quelli che gli chiedeva l’anno scorso Mazzarri, evidentemente, a lui più congeniali. Al 10′ il primo segnale chiaro. Sulla ripartenza improvvisa di Armero, Higuain si smarca correndo verso la porta e lasciando ad Hamsik il compito di andare a chiudere il triangolo con il colombiano. Cross dell’esterno mancino e colpo di testa di poco alto dell’argentino. Il Napoli attacca con combinazioni veloci. Insigne e Callejon sono molto attivi sulle fasce. Il Catania fa fatica a ripartire perchè gli azzurri sono corti, determinati, incisivi. I gol che segnano il destino della partita sono frutto di questo andamento a senso unico della gara. Al 15′ Higuain attacca ancora la linea difensiva del Catania ma, non trovando il varco per il tiro, conserva il possesso del pallone che poi scarica per Dzemaili sopraggiunto a sostegno. Nel buco centrale si butta col solito timing Callejon. Un paio di tocchi verso l’interno per poi esplodere un sinistro di rara potenza e precisione all’incrocio opposto che Andujar fa fatica anche a seguire con lo sguardo. Un gol che compete con quello fatto a Firenze per bellezza ed importanza. Il Napoli spinge a testa bassa. Il 2-0 è un altro gol incredibile per spirito collettivo, velocità di esecuzione, preziosismi tecnici. La prima magia è di Callejon che al volo di tacco libera la corsia interna ad Hamsik che cambia fronte d’attacco per Insigne. Higuain non va sul “corto”, come avrebbe fatto senza il correttivo tattico chiesto da Benitez, ma si allarga a destra. Così rimane ancora libera la “key area” sulla trequarti. Insigne si accentra, attira su di sè tre difensori del Catania, finta di tirare e scarica con intelligenza ad Hamsik che arriva a rimorchio. Il tiro dello slovacco ricorda quello di Callejon, ancora di sinistro, ancora all’incrocio dei pali. Bellissimo lo sfogo di Higuain che, quando vede la palla entrare in rete, ha un gesto di rabbiosa liberazione, come se avesse segnato lui. Un messaggio non verbale che fa capire quanto sentisse il momento difficile del compagno. Si potrebbe parlare del Napoli più bello della stagione con tutti i tasselli finalmente al loro posto, anche quello da troppo tempo vacante di Hamsik. Invece ci pensa Castro a rovinare la festa ai tifosi del San Paolo in visibilio con un gol di pregevole fattura sia per la costruzione sia per l’escuzione. Il 2-1 però non cambia il copione della partita. Il Napoli continua a fare la partita lasciando al Catania solo qualche velleitaria ripartenza. Il risultato in bilico fa aumentare nel secondo tempo incertezze e tensioni psicologiche, ma il 4-4-1-1 del Napoli non abbassa nè il baricentro nè il ritmo e continua a creare pericoli a ripetizione soprattutto con Higuain che ingaggia un duello personale con Andujar. Bella prestazione anche di Insigne, peccato che Lorenzinho non sia, nella finalizzazione, altrettanto convinto dei propri mezzi come lo è quando entra in dribbling o cerca l’assist. Così alla fine il Catania, pur nettamente surclassato sul piano del gioco e delle occasione, può addirittura reclamare per un contatto dubbio in area tra Castro e Berhami. Ma ora sotto con la Champions: la giostra azzurra va.
Fonte: Il Mattino
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