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L’analisi tattica di Bacconi: “Quanti errori! Serve il 4-3-3 con Hamsik e Jorginho a centrocampo”

Montella e Benitez snobbano le trasferte di Cagliari e Bergamo a favore del prossimo turno di Coppa Italia confidando troppo nelle proprie capacità strategiche e nella prontezza delle seconde linee. Ma il campionato italiano è molto livellato, anche se verso il basso, e non perdona certe distrazioni. Ne sa qualcosa la Juventus battuta dalla Roma proprio per aver giocato quella partita senza molti titolari.
Il Napoli, oltre alle ristrettezze di organico, ha anche endemici problemi di assetto. L’innesto di Jorginho e il recupero di Hamsik, visti per la prima volta insieme contro la Lazio, avevano indicato la via maestra per compensare due grandi limiti della squadra: la mediana troppo piatta nell’impostazione e i difensori centrali sempre arrendevoli nell’1 contro 1. La scelta di tornare al 4-2-3-1, dopo la brillante esibizione infrasettimanale contro la Lazio affrontata con un mascherato 4-3-3, ha di colpo riproposto i soliti difetti. Non sono casuali gli errori in impostazione di Dzemaili prima e Inler poi nei dei due gol di Denis. In entrambi i casi la squadra era posizionata male in campo e non dava al giocatore in possesso di palla valide opzioni di passaggio. In questo infelice contesto Dzemaili ha tentato un maldestro dribbling e Inler un ancor più infelice rinvio.
Il centrocampo con due interpreti allineati facilita il pressing avversario e appiattisce gli angoli di gioco. L’Atalanta ha approfittato dei vantaggi che il Napoli gli ha concesso. Inoltre giocare con Zapata vertice unico del reparto offensivo vuol dire giocare in dieci. La sponda di Duvan al 12’ per il taglio di Maggio aveva illuso, ma il colombiano è lento nelle movenze, grezzo di piede, limitato nelle letture. Non è possibile pretendere che faccia reparto da solo. Un Napoli plausibile come sbocchi offensivi si è visto solo dopo l’ingresso del Pepita. Solo da quel momento si sono visti i movimenti degli esterni, qualche cross di Callejon, un paio di inserimenti in area dei centrocampisti.
Sui gol subiti. Dzemaili perde palla, Moralez gioca su Denis che fa 11 passi e 4 tocchi palla prima di prendere la mira e calciare. Albiol aveva tutto il tempo per affrontarlo invece di arretrare rimanendo, al momento della battuta, ancora a 3 metri di distanza. Tra l’altro Denis non è neanche un fulmine di guerra nel dribbling. Scappando in quel modo il difensore permette all’avversario di coordinarsi al meglio per il calcio, toglie visuale al portiere, rischia di deviare la palla causando un’autogol. La palla invece passa tra le gambe di Albiol. Reina la vede sbucare solo all’ultimo e si tuffa in ritardo facendosi sfilare grottescamente la palla sotto il corpo.
Negli altri gol si possono apprezzare anche le topiche di Fernandez che si perde due volte Moralez. Sul gol del 2-0 il trequartista argentino lo salta facile sull’esterno e va al cross per Denis. Nel terzo gli sguscia via in aria di rigore. Per essere stato il day after di Paolo Cannavaro, direi che i centrali difensivi si sono impegnati per alimentare da subito nei tifosi la nostalgia del loro vecchio capitano. Occorreva, dopo il brillante quarto di finale, dare continuità, stabilizzando le scelte tecniche prima che i risultati. Occorreva ripartire da quel 4-3-3 con Jorginho e Hamsik ad alternarsi in regia e in rifinitura. Un modulo che sarà ancor più sensato quando rientrerà Berhami a coprire le spalle a tutti e dare quella protezione alla difesa clamorosamente mancata contro l’Atalanta.
La partita con la Roma in Coppa Italia assume ora colori ancora più accesi. Benitez potrà schierare la sua formazione ideale. Non si può parlare di ultima chiamata ma sicuramente trattasi di una prova della verità. Servirebbe una risposta positiva anche per dimostrare al popolo napoletano che la distanza tecnica dalle battistrada non è siderale ma che facendo tesoro degli errori passati (la capacità di autocritica è un altro minus stagione) la squadra costruita da De Laurentis e Benitez potrà presto lottare anche per i traguardi più prestigiosi.

Fonte: Il Mattino

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