La rivincita di Rafa Benitez. La vittoria più attesa, quella che non solo salva la stagione ma che riempie di significati il cammino intrapreso. Finalmente la coerenza tattica diventa un punto di forza invece che di prevedibilità.
Callejon e Insigne mettono costantemente in crisi la retroguardia bianconera costringendo Cacares e Chiellini ad allargarsi per rincorrerli. Al tempo stesso Hernique e Ghoulam non hanno quasi mai stretto la diagonale preoccupandosi di controllare Asamoah e Lichtsteiner obbligandoli a ripiegare ogni volta che il Napoli si riversava in attacco. Una vittoria conquistata su quelle corsie e conservata nelle vie interne. Infatti oltre alla coppia di difesa, hanno svolto un grande lavoro di copertura anche i due mediani, Inler e Jorginho e la coppia d’attacco. Hamsik è stato questa volta un fattore in più in fase di non possesso riuscendo a seguire le tracce di Pirlo anestetizzandolo. Avere un preciso punto di riferimento gli ha permesso di girare meno al vuoto e di trovare con più facilità i tempi giusti per inserirsi in avanti. Lui deve partire da dietro per dare il massimo.
Conte sbaglia la strategia di gara dando, con la riproposizione dell’atteggiamento attendista della gara di andata, un segnale negativo alla squadra. Vedere Llorente e Osvaldo fare i mediani di contenimento è stato deprimente. La scarsa condizione psico-fisica da sola non può giustificare un approccio alla partita così passivo. Nei primi venti minuti il Napoli è stato debordante. La palla gol di Callejon in apertura, con la Juve tutta racchiusa nella propria trequarti, è la fotografia esatta di un match a senso unico. Certo le assenze di Barzagli e Tevez hanno penalizzato i bianconeri. Cacares sta ancora cercando i capire le intenzioni si Insigne che si è mosso con grande intelligenza alternando i “dentro” (tagli tra al centro tra le linee) ai “fuori” (allargamenti sull’out). Forse con l’esperto difensore dalla Nazionale italiana Lorenzinho si sarebbe divertito meno.
Ancor di più ha pesato la squalifica del centravanti argentino l’unico in grado, tra gli attaccanti bianconeri, di tenere palla, far salire la squadra e, soprattutto, di fare l’1-2 nello stretto e il “corto-lungo” con Llorente, e di liberarsi al tiro con facilità. Senza di lui la Juventus torna una squadra “umana” che per vincere dovrebbe “fare la partita”, dominare l’avversario e arrivare in zona gol ripetutamente. Come avveniva fino all’anno scorso. Tevez ha permesso a Conte di poter anche speculare sul vantaggio o di poter gestire i ritmi della gara aspettando la sua zampata (o l’invenzione su piazzato di Pirlo). Ma senza di lui si vedono chiari i dannosi effetti collaterali. Manca quella veemenza agonistica che ha caratterizzato la parabola contiana. Pogba e Vidal sono stati annichiliti dalla velocità e dalla ricchezza di soluzioni del possesso palla degli azzurri a cui hanno partecipato difensori, centrocampista e attaccanti.
Per questo la vittoria del Napoli ha un valore grande e un significato che va oltre i tre punti e oltre l’orgoglio di aver battuto l’odiata rivale. È stato il successo dello spirito di squadra, il trionfo dell’idea di gioco portata avanti con coraggio dal suo allenatore, la consacrazione delle scelte di mercato logiche fatte dalla società (basti pensare a come i due terzini di scorta arrivati a gennaio siano stati importanti).
A rafforzare questi concetti ci sono i cambi di Benitez mai conservativi e, per questo, spesso criticati. Ieri durante la ripresa quando Hamsik cominciava a far fatica a stare sulle scia di Pirlo e poi ripartire tutti si sarebbero aspettati la sostituzione Dzemaili per rafforzare la barriera di centrocampo, anche perché la Juve aveva già fatto le tre sostituzioni e Vucinic in particolare, muovendosi meglio di Osvaldo, stava creando dei pericoli sia come finalizzatore che come rifinitore (occasione Isla). Invece Benitez toglieva prima Higuain e poi Hamsik per mettere due giocatori ancora più offensivi come Pandev e Mertens, proprio i due attori protagonisti nella scena del secondo gol. In quanti dalle tribune lo avranno maledetto per l’imprudenza che poi si è rilevata l’ennesima mossa vincente di una notte magica.
Fonte: Il Mattino.
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