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L’analisi di Bacconi: “Senza Jorginho centrocampo lento e privo di idee”

Il Napoli va avanti in Europa con tanti rischi accentuati dalla precarietà logica dei meccanismi difensivi, resi ancor più fragili dall’inserimento nell’undici titolare di Henrique, spesso fuori posizione e fuori tempo. Il difensore si fa portare facilmente lontano dall’area di rigore e fuori dalla linea di difesa, lasciando Albiol in balia delle onde sugli inserimenti da dietro dei tanti trequartisti avversari. Già all’11’ il Napoli rischia di andare sotto sul taglio profondo di Emnes (dietro allo stralunato Ghoulam) lanciato in porta da Hernandez. Alla mezz’ora la frittata è servita su un piatto d’argento. Henrique esce su Bony. Ghoulam non scala al centro, dove Albiol è preso nel mezzo e non può intercettare lo smarcamento in diagonale di De Guzman, brillante sia nell’intuizione di inserirsi in attacco coi tempi giusti sia nell’incrociare il tiro sull’uscita di Reina, forse un po’ ritardata.
Il pareggio ringalluzzisce i gallesi che ci credono e sfiorano subito il colpo del ko, sempre con il movimento incontro di Bony bravo a deviare di testa un lancio dalle retrovie verso la corsa in profondità di Hernandez. Lo spagnolo dello Swansea salta ancora i malcapitato Henrique e spara in un angolo questa volta più accessibile per Reina che salva.
Gli incubi non finiscono qui, ennessimo corto-lungo dello Swansea al 36’ sempre con Bony ispiratore e Routedge pronto ad inserirsi, esce coi tempi giusti Reina.
Alla fine Bony decide di ridicolizzare Henrique puntandolo e mettendolo a sedere sull’out sinistro prima di tirare in porta da posizione defilata.
Durante questo costante tiro al piccione il Napoli dov’e? È evidente che la configurazione del centrocampo non è adeguata. L’assenza di un uomo di regia (Jorginho) è pesante. Il Napoli fa girare la palla con lentezza e con scarsa fantasia. Solo quando entrano in azioni gli attaccanti si accende qualche lampadina. Pandev è troppo pigro per fare le due fasi così Inler e Berhami non hanno nessun aiuto davanti a sé e vedono sempre arrivare gli avversari a gran velocità. Dal punto di vista dell’equilibrio si tratta di ritorno al passato, quando Hamsik era in infermeria. Certo Pandev qualcosa davanti inventa ma questo non compensa i danni tattici in termini di distanza tra i reparti e condivisione dei compiti.
Le palle gol create dai padroni di casa sono quindi frutto più della classe dei singoli, in grado di trovarsi ad occhi chiusi con giocate di prima sempre in velocità, che di una costruzione collettiva del gioco. Il più incisivo è Insigne che alterna con Callejon (invece in ombra rispetto al suo standard) la sua fascia di competenza. Il movimento di Lorenzinho si conclude comunque sempre in zona centrale dove riesce a trovare varchi utile più per andare al tiro che per rifinire. Il gol ne conferma il buon approccio, anche se è imperdonabile il disassamento della linea difensiva dello Swansea che lo lascia in posizione regolare sulla spizzata di Higuain.
Si va quindi nell’intervallo con un inquietante 1-1 che sommato allo 0-0 dell’andata butterebbe gli azzurri di Benitez fuori anche dalla competizione europea di scorta.
Il secondo tempo giocoforza obbliga il Napoli ad alzare ancora il baricentro lasciando il contropiede agli avversari. Al 66’, col più clamoroso “3 contro 3” in campo aperto, Bony sul prezioso assist di Hernandez si divora di testa il gol più facile e più importante, graziando il Napoli con un gentile passaggio a Reina.
Nell’ultima mezz’ora Benitez corre ai ripari inserendo prima Hamsik e poi Mertens, cambi necessari e decisivi. Lo slovacco si piazza 10 metri più indietro rispetto a quanto aveva fatto Pandev, aiutando i mediani nel lavoro sporco e rilanciando con lucidità i compagni nelle ripartenze. Il belga si distingue subito per il suo cambio di passo e la sua combattività.
In pochi minuti Hamsik esegue parecchi passaggi utili fino a costruire l’azione del gol salva-Napoli. Siamo al 78’, ed è proprio lui a recuperare un pallone vagante in tackle scivolato, e poi a lanciare Mertens in aria di rigore. L’azione in verticale sgretola la fragile difesa anglosassone. In due corrono a chiudere il belga abbandonando Higuain da solo a centro area. Il cross di Mertens è quasi in automatico, ma la palla non passa. La carambola tra i difensori però è alla fine ininfluente perché il Pepita si ritrova la sfera sul destro, pronta per essere scaraventata in porta.
Il prezioso vantaggio viene questa volta tutelato da Benitez con un cambio alla Trapattoni. Dentro Britos fuori Callejon. Difesa a 5 barricadera e contropiede all’italiana. Alla fine segna anche Inler, un gol che non cancella le troppe sofferenze patite fino al 90’.

fonte: il mattino

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