Dopo la partita di ritorno con il Porto la morale risulta abbastanza evidente: con questo assetto difensivo non è possibile vincere con una certa continuità né in Italia né in Europa. Il rammarico è ancora più grande una volta fatta la tara alla reale consistenza del Porto, sicuramente un avversario più debole del Napoli da tutti i punti di vista. Una pratica che era da chiudere in «gara 1» ma che comunque non avrebbe dovuto avere storia lo stesso al ritorno, nonostante la zavorra del risultato d’andata.
Ma ripartiamo dal fischio d’inizio. Benitez, preso atto che Hamsik soffre di claustrofobia se chiuso nella gabbia composta dalle due linee avversarie, decide di spostarlo, ma né in avanti a fare la punta vera, né indietro a fare il centrocampista vero. Lo allarga a destra, al suo fianco in panchina, a fare lo spettatore vero e proprio. Una scelta che lascia forti dubbi sulla capacità del tecnico spagnolo di valorizzare il patrimonio umano messo a sua disposizione dalla società. Pandev al suo posto. Una scelta che gli permette di ottenere due risultati immediati dal punto di vista tattico. Higuain torna ad essere il centro del sistema solare andandosi a prendere la palla dove vuole, sente e predilige. Pandev giocando di riflesso attacca la profondità creando lo spazio centrale per l’arrivo dei compagni a rimorchio. Già al secondo minuto si vede tutto ciò. Higuain si defila a sinistra per ricevere il lungo linea. Pandev di butta dentro. Da dietro arrivano Insigne, centralmente, e Mertens, sul lato debole del Porto. Due passaggi di prima e il belga è in porta, anticipato di un soffio al momento di concludere.
Il Napoli, così disegnato, produce molto e concede poco. Insomma fa la partita che ci si aspetta. Al 14’ è ancora Higuain che, arrivando da dietro, trova il timing giusto per andare a intercettare il lancio profondo di Ghoulam. Peccato che la conclusione volante sia incomprensibile e fuori misura. Dopo 20’ perfetti arriva anche il gol. Higuain va ancora incontro alla palla, spizzata di testa per Pandev, già posizionato alle sue spalle. Il macedone restituisce la palla al Pepita che attira su di sé due avversari prima di servire il compagno con un assist filtrante di rara precisione. Cucchiaio felice sull’uscita di Fabiano (che avrà modo di rifarsi in seguito) e palla in rete. La partita è in discesa per il Napoli. Higuain è l’uomo chiave, immarcabile quando può muoversi in libertà. Al 38’ viene a prendersi la palla a destra e lancia nel buco centrale Mertens che sbaglia tutto appoggiando la palla di esterno destro in bocca al portiere. Il Porto cerca di far girare la palla ma è un possesso palla sterile che facilita solo i compiti difensivi del Napoli che si compatta all’indietro permettendo agli esterni alti di aiutare quelli bassi nel tamponamento dei tanto temuti Varela e Quaresma.
Il secondo tempo segue lo stesso binario del primo. Al 51’ Higuain rientra addirittura nella propria metà campo per farsi dare la palla addosso, girarsi e lanciare in fascia Mertens. Il belga vede e serve sul secondo palo Insigne che cerca di incrociare di testa la traiettoria del cross. Fabiano è preso in controtempo ma riesce ad intercettare la palla allungando un piede. Non sarà l’ultima palla gol sprecata dal Napoli. Poco dopo in rapida successione Higuain e Insigne si faranno ipnotizzare da Fabiano da posizione favorevole. Al 68’ la svolta tattica del match. Benitez cambia posizione ad Hamsik decidendo di rimetterlo nella sua gabbia, dietro ad Higuain e davanti ai due mediani azzurri. Fuori naturalmente Pandev che stava giocando con grande intelligenza in funzione della scelte del Pepita. Hamsik perde subito di vista Fernando attratto dalla palla. Behrami non legge il pericolo e attacca Jackson Martinez invece di temporeggiare. Albiol è in giro senza arte né parte. Fernando può accelerare e servire facilmente Ghilas che di sinistro impallina Reina. Un gol beffa ma frutto delle solite deficienze. Il Napoli va in tilt. Quaresma semina il panico in area segnando il gol del sorpasso. Il forcing finale grazie al quale il Napoli dovrebbe trovare due gol per ritrovare la qualificazione si trasforma in una lenta agonia. Anche perché la davanti non c’è più Higuain ma il muflone Zapata. Il colombiano riesce comunque a buttare dentro un cross di Callejon evidenziando quanto fosse scarsa la difesa di scorta del Porto, priva di Alex e Maicon. Veramente incredibile, per una squadra costruita per competere in Champions, uscire dall’Europa League contro un avversario di così bassa fattura.
Fonte: il mattino
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