Collado Villalba è un comune a 39 km da Madrid. Mezza montagna, ideale per trascorrere al fresco le caldi estati spagnole, per girare in mountain bike o per giocare a pallone. A sedici anni Rafa Benitez era già un allenatore. Lui, centrocampista del vivaio madridista, guidava la squadra degli scapoli contro gli ammogliati nel torneo della festa patronale. Due case vicine quella della famiglie Benitez e Svit Barril. Rafa e Carlos, un’adolescenza passata insieme. Incontrarsi, dirsi addio e nuovamente ritrovarsi, a Napoli, trent’anni dopo. Oggi Carlos Svit Barril è professore all’istituto Cervantes. «Quando ho saputo di Rafa a Napoli ero contentissimo – racconta – è da allora che non ci vediamo ma quelle estati assieme sicuramente le ricorda». Benitez allenatore già da adolescente, un destino. «Nonostante avessimo più o meno la stessa età io lo vedevo come molto più grande di noi. Voleva diventare un grande giocatore ed ha seguito il suo sogno. Ora spero di incontrarlo nuovamente, magari alla prima di campionato al San Paolo, solo per riabbracciarlo».
L’istituto Cervantes è in fibrillazione. La direttrice, Luisa Castro, sta organizzando un corso di lingua spagnola per giornalisti sportivi. «La sfida di Rafa a Napoli – dice – è molto simile a quella vissuta a Liverpool. Club storici, di grande tradizione alla ricerca di una grande consacrazione internazionale». Consigli a Rafa per vivere Napoli? «La giri da nord a sud, dalle vedute di Castel sant’Elmo al mare di Castel dell’Ovo per comprenderne le radici; da Mergellina a Capodimonte passando per via Toledo per capire le stratificazioni della storia. Il tutto a piedi». Poi si corregge. «Beh, per lui sarà un po’ difficile a piedi, ma è l’unico modo per comprendere bene questa splendida città». L’augurio? «Suerte y al toro». Un po’ come dire prendi il toro per le corna e buona fortuna.
Se dalla dottoressa Luis Castro arrivano i consigli per Benitez, dal professor Svit Barril, madridista da sempre, un avvertimento a Cavani. «Sono tifoso del Real sin da piccolo ma, forse, preferirei che il Matador restasse a Napoli perché il Madrid è una squadra che brucia i giocatori». E dopo la mamma anche il tifoso. E chissà che Cavani non ci pensi su prima di preparare le valigie.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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