Le parole di De Laurentiis, a colloquio con alcuni tifosi, mentre si recava all’aeroporto di Valencia sono molto significative e possono essere il punto di riferimento per cogliere la storia di questa settimana importante tra la Spagna e Milano.
Il presidente ha definito il nuovo obiettivo del Napoli: il terzo posto, che dà la Champions senza affrontare i fastidiosi preliminari di metà Agosto. Hanno fatto bene i calcoli a Castelvolturno perché dal 1 al 24 Luglio ci sarà in Argentina la Coppa America, e con anche le vacanze di mezzo, sarebbe veramente pericoloso affrontare un turno preliminare con una compagine quotata, come per esempio è stato il Werder Brema per la Sampdoria, con i sudamericani di ritorno da poche settimane dal tour de force argentino e soprattutto senza aver condotto interamente il ritiro precampionato. Il Napoli, a prescindere dai sogni-scudetto, ha come obiettivo prioritario il terzo posto, ed è nelle sue corde. La sconfitta della Lazio a Cagliari mantiene il Napoli a +4, prima della sfida di San Siro; fa paura invece l’Udinese, che ha stritolato il Palermo e che contende agli azzurri il primato del più bel calcio in Italia. Più fisico ed intenso quello degli azzurri, più tecnico e spumeggiante quello espresso dagli uomini di Guidolin. A differenza di Roma, Juventus, Palermo ed anche della stessa Lazio, l’Udinese esprime freschezza, entusiasmo e non ha problemi di spogliatoio o societari. L’incrocio con la compagine bianconera ricorda anche la tormentata vicenda Inler.
Abbiamo sempre sostenuto, a differenza di altri, che la trattativa per lo svizzero era a buon punto, ma non conclusa. Ci sono tante ipotesi in ballo; se l’Udinese va in Champions League, è difficile che se ne privi e poi ci sono le sirene di Wolfsburg, Amburgo e Tottenham, pronte a garantire magari un ingaggio superiore a quello proposto dal Napoli, come si trapela dalle parole del suo agente Lamberti. Il presidente è diventato un esperto nelle “tattiche di mercato”; dopo il grande bluff su Lucarelli, quando undici giorni prima del suo acquisto dichiarò che non aveva l’età giusta per Napoli, nell’ultima finestra di mercato promise un giocatore più forte di Britos e per il rapporto tra età e potenzialità prospettiche, Ruiz lo è.
Il difensore del Bologna sarebbe stato più pronto nell’immediato, ma il Napoli è un progetto “work in progress” e lungimirante. Su Inler il messaggio a Pozzo e Lamberti è chiaro: siamo pronti ad abbandonare il tavolo, in caso di richieste eccessive, e seguiamo anche altri calciatori. Infatti, la folta rete di osservatori del club partenopeo sta già seguendo vari giocatori; i più monitorati sono Witsel dello Standard Liegi e M’Vila del Rennes.
Nei giorni precedenti alla serata spagnola, Bigon, De Laurentiis e Mazzarri hanno concordato sulla linea: giochiamocela in Spagna, ma cerchiamo di gestire le forze, perché l’obiettivo primario è la qualificazione diretta in Champions League, che cambierebbe la vita economica e quindi anche sportiva del club, per i grandi introiti che essa garantirebbe.
Così siamo arrivati alle scelte di Mazzarri per Villarreal-Napoli. Condivido pienamente la scelta su Cavani, perché l’uruguagio contro il Catania è apparso proprio al limite delle forze, e per tenere alto il suo stato di forma, bisogna gestire le energie psico-fisiche dell’attaccante.
Le uniche due obiezioni alle decisioni del tecnico del Napoli, senza toccare neanche un po’ il giudizio per lo straordinario lavoro compiuto finora, sono sulla difesa completamente nuova schierata contro attaccanti veloci e tecnicamente validissimi, come Rossi e Nilmar, e la scelta di inserire Sosa e non Mascara, quando bisognava giocare sulla rapidità. L’argentino ha anche disputato una buona partita, ma ha rallentato troppo spesso la manovra partenopea. Il primo gol subito è un errore di posizione generale del reparto, sia nel permettere a Borja Valero di compiere il passaggio filtrante al limite dell’area e nella cattiva applicazione della tecnica del fuorigioco, il secondo invece è solo tanta sfortuna e poi c’è quel fallo su Yebda che grida ancora vendetta.
Non bisogna, però, dimenticare che il Napoli, per la prima volta in Europa col turnover, è riuscito a giocare molto meglio del Villarreal nei primi 42 minuti. Ad Utrecht e Bucarest fu necessario l’inserimento dei titolarissimi lasciati in panchina per recuperare gli incontri.
La serata del “Madrigal”, nonostante l’amarezza, rappresenta un grande passo in avanti nel processo di crescita degli azzurri.
L’argomento al centro del dibattito è rappresentato dagli errori di Lavezzi davanti a Diego Lopez. L’argentino non è mai stato un finalizzatore, se oltre ad essere devastante ed esplosivo riuscisse a migliorare nella cattiveria davanti al portiere avversario entrerebbe nella top five dei giocatori più forti al mondo. Lo distanzia dai campioni proprio questo handicap.
Il limite è esclusivamente mentale, non ha ancora acquisito la stabilità e la freddezza sia in campo che fuori dal campo. Gli assist, le aperture e le conclusioni con cui delizia gli occhi degli spettatori dimostrano che con i piedi può fare quello che vuole. Avevamo notato dei segnali di crescita ad Anfield Road ed al Sant’Elia, però non c’è stata continuità. Le lacrime negli spogliatoi dimostrano il grande attaccamento alla maglia, ma il problema è la serenità.
Il Pocho, se è sereno si esprime al meglio. Sono successi tanti avvenimenti negli ultimi mesi che gli hanno tolto un po’ di tranquillità: la notte posillipina di fine novembre, il litigio notturno di metà Dicembre, i primi “squilli” alla società del suo agente Mazzoni, che ha passato il 31 Gennaio scorso fuori al box del Napoli all’Atahotel Executive. Qualche settimana dopo De Laurentiis ha dichiarato: “E’ più facile trattare con De Niro che con il manager di Lavezzi”, puntuali poi sono arrivati i rumors sull’interesse del Liverpool, pronto a garantirgli un ingaggio di 3 milioni. Infine, Lavezzi è anche turbato per la vicenda dello “scambio di sputi” con Rosi. Tocca a Mazzarri ed all’entourage societario comunicargli serenità, in modo che al ritorno in campo possa continuare a trascinare gli azzurri e poi a crescere sul profilo della cattiveria sottoporta.
Adesso al Napoli tocca dimenticare subito il “Madrigal” e tuffarsi nel big-match di San Siro; anzi, l’amarezza spagnola si trasformi in rabbia nell’arena di San Siro.
Nel Milan torna Boateng, elemento che dà grande dinamismo al vecchio e statico centrocampo rossonero. Sono sfortunati gli azzurri; Boateng entrò stabilmente proprio nella gara dell’andata, dopo che Galliani ed Allegri ridisegnarono, in un noto ristorante della capitale spagnola, un Milan più accorto dopo la disfatta di Madrid.
Domani serve la densità a centrocampo, arrivare prima sui palloni in mezzo al campo significa garantirsi il vantaggio per ripartire e mettere in crisi i rossoneri. Per arrivare a quest’obiettivo potrebbe essere utile schierare Pazienza davanti alla difesa e Gargano più avanti a fare da elemento di disturbo sulla manovra rossonera. Il centrocampista di Cerignola, invece, ha il compito determinante di rubare palla ed innescare le ripartenze veloci di Hamsik, Zuniga (il favorito nel sostituire Lavezzi) o Mascara e degli esterni. Maggio e Dossena avranno un compito difficile ma fondamentale; cioè compiere il raddoppio in fase difensiva sugli attaccanti del Milan e poi, però, proporsi continuamente per allargare gli spazi e far male alla compagine di Allegri. Abate e chi giocherà tra Oddo e Jankulovski, con l’italiano favorito, possono andare in crisi contro gli esterni del Napoli.
Ciro Troise
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