NAPOLI – Il futuro è adesso: raccolto in quella sventagliata che allontana le ombre della statistica, espresso da una vitalità sorprendente e da una partecipazione sempre attiva al gioco, sottolineata con una rete che serve, eccome, per rimuovere qualsiasi concetto avventato di crisi d’astinenza. Giocateci voi nel ruolo di Cavani, il re del gol che in tre stagioni ne ha fatti centoquattro, l’attaccante modernissimo – amatissimo – che non solo o sentivi nei sedici metri altrui ma che lo notavi pure in quelli tuoi, sempre pronto a fare lo stopper. Giocateci voi con quel fardello addosso dell’eredità e la sagoma ingombrante d’un uomo che resta, al di là degli umori momentanei, con il suo carico di prestazioni, con la sua generosità indiscutibile, con la sua statura da goleador autentico. Quaranta milioni (circa), una dose massiccia di autorevolezza acquisita tra il Real Madrid e la Nazionale argentina e il gioco è fatto: ci gioca Higuain in quel ruolo e con quel fardello addosso, ci gioca un attaccante che se l’è sbrigata al fianco di Cristiano Ronaldo ed ha duellato con Benzema, che in patria deve dialogare con Messi e difendere la maglia da Tevez. Ci gioca Higuain laddove c’era Cavani e Verona rappresenta la cartolina dell’ottimismo, emerso non solo attraverso il gol e neanche grazie all’assist, ma in virtù di un altruismo che si percepisce in qualsiasi momento della gara, quando il centravanti che non t’aspetti indietreggia, va a fare il pressing sul primo portatore, poi riparte, ondeggia, crea gli spazi, fa movimenti senza palla, lascia che entrino i centrocampi mentre lui esce. E’ variazione sul tema, è desiderio di interpretare il calcio di Benitez attraverso gli schemi che gli sono stati suggeriti e per i quali non c’è interpretazione libera. Higuain è centravanti di razza ma anche evoluto, non lo stereotipo del vecchio bomber d’area, ingorda calamita d’ogni pallone, ma atleta completo, strutturato non solo fisicamente ma anche mentalmente: rapido, persino veloce, anche di pensiero, come nell’occasione per cogliere l’errore di Sardo e lanciare Callejon; come nella circostanza dell’uno-due con Insigne per il gol da dedicare alla gente: «Grazie per l’affetto che mi state dando» . Un tuffo nel mare azzurro di Napoli (cercando di evitare gli scogli…)
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
L.D.M.
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