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L’accusa di Zeman: “Doping mai finito”

Il tecnico boemo: "Dopo la morte di Mancini dovevamo fermarci contro il Bari"

A Padova con il dubbio Immobile. Il bomber si è infortunato alla caviglia destra dopo uno scontro in allenamento con Caprari che però durante la partitina era nella sua stessa squadra. Se non fosse per tutto quello che è successo negli ultimi venti giorni ci sarebbe quasi da sorridere, ma sui lutti non si scherza. Immobile è stato comunque convocato, al contempo va in preallarme Maniero, anche se non è escluso che al centro dell’attacco venga utilizzato Sansovini.

PROBLEMA VERO – Eppure il vero problema del Pescara, al di là degli ultimi risultati negativi, è l’umore. Uno shock palpabile, confessato dallo stesso Zeman. «La mia squadra non gioca tranquilla, prima la morte di Mancini e sabato scorso quella di Morosini. Io spero solo che, trattandosi di ragazzi molto giovani, alla lunga si facciano trascinare dall’istinto e tornino a divertirsi. Se così fosse resterebbero inalterate le chanche di promozione. Psicologicamente vorrei lavorare sulla loro testa, ma non riesco ad essere di grande aiuto. Perché Franco Mancini per me era come un figlio e mi viene difficile provare a scherzare per sdrammatizzare». Ieri il consiglio comunale di Foggia ha approvato all’unanimità la proposta di intitolare la curva nord dello stadio Zaccheria alla memoria del portiere scomparso.

PRECISAZIONI – Il linguaggio del boemo è incisivo ma asciutto, stavolta invece preferisce dettagliare le sue dichiarazioni per metterle al riparo da fraintendimenti. «Quella di Morosini nel nostro stadio è stata una tragedia che ha colpito tutti, figuratevi noi che eravamo lì, a pochi metri. La morte sul campo ha un effetto mediatico particolare, però vi assicuro che anche la scomparsa di Mancini, dopo averlo visto un’ora prima in allenamento, per il Pescara è stata devastante. Erano due tesserati, lo stato d’animo di chi li ha persi è identico. Non si doveva giocare col Bari. La Lega dice che non abbiamo chiesto il rinvio, ma credo che neppure il Livorno abbia preteso che si fermassero i campionati. Doveva essere una decisione spontanea, un fatto di sensibilità».  Il discorso scivola sulle cause della morte, un argomento delicato che il boemo tratta con la dovuta cura. «Tutti possono morire di colpo, anche se nessuno se lo aspetta da un atleta in attività. Purtroppo a volte succede, ma non c’entra il troppo stress, semmai è il contrario. Chi lavora bene in settimana è più tutelato di chi produce in partita sforzi ai quali non è abituato». 

DOPING E FARMACIE – Il discorso si inerpica su farmacie e doping. «Non credo che il calcio sia uscito completamente dalle farmacie. Si fa un largo uso di integratori. Prima arrivavano dall’America su ordinazione e, forse, erano composti da sostanze sconsigliabili, ora ce ne sono di nuovi tipi e mi auguro che non facciano male. Il doping da quando è nato è sempre stato avanti all’antidoping, che fatica a contenerlo perché escono nuovi prodotti che sanno nascondersi bene. Usarlo in uno sport collettivo e di destrezza è assurdo. Le mie squadre sono state definite dopate, ma io le dopavo facendole correre tanto in settimana». 
TRA PADOVA E INTER – Tornando alla sfida odierna, in difesa mancherà Zanon per un’infiammazione al tendine rotuleo del ginocchio destro. Una defezione che va ad appesantire la posizione di un retroguardia già in crisi d’identità. «Nella mezz’ora col Livorno – ammette Zeman – gli avversari hanno superato sei volte la nostra metà campo e potevano segnare 5 reti. Abbiamo sofferto, la fase difensiva non è stata impeccabile. Evitiamo gli stessi errori a Padova. Speriamo che venga fuori una buona partita. Loro hanno giocatori importanti, così come io penso che siano i miei». Finale sull’Inter. «Io non ho di queste notizie. E non credo che qualcuno verrà qui a cercare di convincermi». 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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