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L’accoglienza “perbene” ai tifosi del Liverpool

Sorridono, non capiscono una parola, hanno sguardi un po’ preoccupati perché gli hanno detto che qui bisogna stare attenti. Ma per la maggior parte degli inglesi in trasferta a Napoli, l’impatto con la città è diverso da come se l’aspettavano: scoprono volti sereni e atteggiamenti fraterni. Si ritrovano in mezzo alle strade turistiche e provano a nascondere l’identità, però vengono riconosciuti immediatamente. I sorrisi che incrociano sono più intensi delle parolacce che arrivano da lontano. L’aggressione della notte di mercoledì ha trasformato il viaggio nella città del sole e del caldo, in una giornata difficile. La voce degli accoltellamenti s’è diffusa in un lampo.

Tutti quelli che sbarcano qui sanno. E temono. Le ragazze stringono l’avambraccio dei fidanzati e non si rilassano mai. Nemmeno durante la passeggiata sul lungomare in una mattina calda che sembra estate. La Napoli delle persone perbene si vergogna di quel che è accaduto nella notte: a via Caracciolo intorno a mezzogiorno un uomo e una donna di mezz’età si avvicinano sorridenti ai ragazzi con le sciarpe del Liverpool. La scena è singolare: gli inglesi vedono quelle persone arrivare spedite verso di loro e si bloccano attoniti, i signori per paura d’essere scambiati per malintenzionati si sbracciano in saluti esagerati e in «welcome» urlati talmente forte che li sentono anche i bimbi nella villa Comunale. Finisce a strette di mano e foto ricordo con il castel dell’Ovo sullo sfondo.

Mezz’ora dopo in piazza Garibaldi sembra che stia accadendo qualcosa di preoccupante. C’è un capannello di persone che guarda; le auto delle forze dell’ordine che passano, rallentano per capire. Fortunatamente anche in questo caso non c’è nulla di drammatico da comprendere. È semplicemente un altro incontro d’amicizia che si è sviluppato per caso all’uscita della stazione ferroviaria: stavolta non ci sono ragazze, sono tutti maschi, sia gli inglesi che gli italiani hanno facce che mettono paura e braccia tatuate, eppure sembrano vecchi amici che si incontrano. Altro che hooligans. La faccia bella dell’incontro fra tifoserie si rannuvola quando arrivano i segnali della tensione.

Alle due di pomeriggio il gruppo che si trova a piazza Garibaldi viene a sapere che su alcuni inglesi sono piovute pietre e frutta marcia in una strada del centro. Si radunano, sono preoccupati, decidono di puntare verso il punto di concentramento che è fissato al molo Beverello dove dovrebbero esserci i bus che porteranno i tifosi allo stadio. Dalla ferrovia al porto ci arrivano a piedi, in una lunga passeggiata durante la quale quasi tutti rimangono stupiti per la paralisi di traffico che c’è in città: «È sempre così qui da voi?», chiede il più audace del gruppo. Non sanno delle polemiche scaturite per le parole del sindaco di Napoli e non gli interessa commentare. Accettano con rassegnazione il «no» dei negozianti quando chiedono di comperare birra. Però fanno festa quando arrivano al Beverello e qualcuno scopre che lì si beve. Quaranta ragazzi e ragazze, quaranta lattine di birra. Nessuno sembra ubriaco, eppure arrivano subito i vigili a chiedere conto di quel che sta accadendo. A Napoli nel giorno della partita con il Liverpool non si beve, così i tifosi inglesi a malincuore si separano dalle lattine. I vigili dicono che bisogna sequestrarle. I bus partono per lo stadio. C’è aria di agguato, la polizia è in tensione. I bus non vengono sfiorati dal caos, che si sviluppa quando la polizia va a disperdere i napoletani che tentano l’assalto.

L’organizzazione non è stata uguale per tutti. Arrivano alla spicciolata e certe volte non riescono a capire dove andare. Succede, così, che un’ora prima della partita un gruppo di dieci tifosi del Liverpool si ritrova, spaesato, all’ingresso della curva B. Hanno passato il filtro di separazione delle tifoserie perché tutti indossano le maglie azzurre del Napoli che hanno comperato da una bancarella lungo la strada. Tutti li avevano scambiati per napoletani, finché non hanno aperto bocca per chiedere informazioni.

La curva B, almeno quella parte che stava in coda per passare i varchi, s’è voltata e ha tentato di spiegare la strada per la tribuna ospiti. Finché qualcuno ha deciso di accorciare tempi e spiegazioni ha chiamato la polizia: per piacere, venite a spiegargli voi dove devono andare, anzi accompagnateli, altrimenti chissà in quali mani vanno a finire. Ciò dimostra che l’applauso dei tifosi del Liverpool verso i sostenitori azzurri non è stato casuale (ndr).

LA REDAZIONE

Fonte: Il Mattino

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