GENOVA
È di una ventina di feriti, tra cui un poliziotto e un carabiniere che hanno riportato traumi alla testa e di una decina di arresti il bilancio dei violenti scontri tra forze dell’ordine e ultrà serbi scoppiati all’esterno dello stadio Luigi Ferraris di Genova dopo la sospensione della partita della Nazionale italiana di calcio.
Intanto è poemica sugli allarmi. Nei giorni scorsi la polizia di Belgrado aveva mandato una relazione alle autorità italiane nella quale si avvertiva la presenza tra gli ultrà di alcune centinaia di pericolosi estremisti. Questo secondi fonti ufficiose (investigative) e il presidente della Federazione serba, Tomislav Karadzic: «La polizia italiana sapeva che sarebbero arrivati hooligans». Opposta la versione di Roberto Massucci, responsabile della sicurezza degli azzurri: «Ci era stato comunicato solo che sarebbero arrivati circa duemila tifosi: se ci avessero detto che c’erano soggetti pericolosi, non sarebbero arrivati a Genova».
Invece si sono materializzati, con un preciso scopo: «Non volevano far giocare questa partita – ha continuato il dirigente del Viminale – come si capisce dall’intimidazione del loro portiere: di solito i tifosi vanno all’albergo per incitare, non per minacciare». La situazione più critica poco dopo mezzanotte, quando gruppi di facinorosi hanno cercato di sfondare le recinzioni del settore ospiti per attaccare polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine hanno respinto l’assalto con due cariche e hanno fatto irruzione nell’area riservata ai tifosi ospiti, che li bersagliavano con un continuo lancio di bottiglie di vetro, pietre, petardi e fumogeni; qui si sono verificati gli scontri più violenti, con numerosi corpo a corpo tra agenti e ultrà serbi. Per motivi di sicurezza le vie intorno all’impianto sportivo sono state chiuse al traffico subito dopo il termine della partita.
Sul posto sono accorsi i sanitari del 118 che hanno trasportato i feriti, alcuni in codice giallo ma nessuno dei quali in gravi condizioni, in tre diversi nosocomi genovesi. Altri feriti, più lievi, tra i quali alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine, si sono fatti medicare sul posto senza bisogno di ricorrere alle cure ospedaliere. Negli incidenti avvenuti dopo e durante la partita sono rimasti feriti anche due steward ed una decina di ultrà. Gli oltre 2 mila sostenitori serbi, tra cui alcune centinaia di facinorosi, hanno lasciato lo stadio a bordo di pullman e autobus di linea intorno alle 3 di notte, dopo essere stati identificati e perquisiti da polizia e carabinieri, che hanno sequestrato decine di petardi, fumogeni, bombe carta ed altri oggetti contundenti.
Per fronteggiare la furia degli ultrà serbi sono stati inviati a Genova agenti di rinforzo dei reparti mobili di Milano e Torino. Tra i tifosi fermati, molti dei quali appartenenti a frange legate all’estrema destra, anche il capo ultrà che era stato ripreso dalle telecamere durante la partita mentre tagliava con una pinza la rete del settore ospiti che impediva il lancio di oggetti e razzi in campo. Le violenze dei sostenitori serbi erano cominciate nel tardo pomeriggio di ieri quando trecento ultrà si sono radunati in piazza De Ferrari e, dopo aver imbrattato con alcune scritte i muri di Palazzo Ducale, hanno dato vita a due cortei spontanei diretti verso lo stadio, congestionando il traffico cittadino. In via Venti Settembre sono scoppiati i primi tafferugli quando alcuni ultrà della Stella Rossa e del Partizan Belgrado, completamente ubriachi, hanno infastidito alcuni passanti e scagliato bottiglie di vetro e fumogeni contro le forze dell’ordine che scortavano il corteo.
Sempre nel pomeriggio, in piazza Principe, un gruppo di facinorosi ha assaltato il pullman della selezione serba, che stava partendo dall’hotel Savoia per raggiungere lo stadio. Alcuni ultrà hanno fatto irruzione all’interno del mezzo per aggredire il portiere serbo Vladimir Stojkovic, considerato colpevole della sconfitta di venerdì scorso contro l’Estonia ma sono stati ricacciati fuori e allontanati dall’intervento della polizia. All’indirizzo dell’estremo difensore, che dopo le minacce ricevute ha chiesto di non scendere in campo, è stato scagliato anche un fumogeno. Le intemperanze dei tifosi serbi sono proseguite dentro lo stadio con il lancio di diversi fumogeni all’indirizzo della gradinata nord, dove erano assiepati i tifosi italiani ed il tentativo di sfondamento delle barriere divisorie tra il settore ospiti, che è stato circondato dalla polizia in tenuta anti sommossa e la tribuna. La partita, valevole per la qualificazione agli Europei del 2012, è iniziata con mezz’ora di ritardo per le violenze dei sostenitori serbi ed è stata sospesa definitivamente dopo 7 minuti di gioco quando l’ennesimo razzo lanciato in campo dagli ultrà ha sfiorato il portiere della nazionale italiana
LA REDAZIONE
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