Si dice: il Napoli senza Higuain non sa segnare e non sa vincere. Non è esattamente così: il problema della squadra di Benitez sembra essere un altro. I gol vengono solo da alcuni piedi, facilmente indentificabili. Gli attaccanti funzionano piuttosto bene, manca il contributo degli altri. Insomma, c’è il pane (e il companatico), mancano i contorni. Che nel calcio non sono proprio (con tante scuse per il gioco di parole) di contorno, anzi. Higuain è determinante eppure, come ha detto Benitez subito dopo la sconfitta di Londra, a Genoa la squadra ha vinto grazie ai gol di Pandev e senza l’argentino in campo. Insomma, se è vero che all’Emirates la sua assenza si è avvertita, a Marassi, al contrario, altri hanno fatto il suo «lavoro». Per carità, il Genoa, con tutto il rispetto, non è l’Arsenal ma i numeri dicono questo: senza Higuain il Napoli è stato capace tanto di vincere (a Genova) quanto di perdere (a Londra) . Il problema, semmai è che solo in pochi sembrano in grado di inquadrare la porta: sei in tutto dall’inizio della stagione, in campionato; sette aggiungendo la Champions (una rete l’ha realizzata Insigne). Il Napoli negli anni è stato abituato a esaltarsi con i «tenori» ma i numeri dicono che bisogna allargare il campo dei «goleador», che i successi dipendono molto spesso da chi come qualità principale non ha la sensibilità realizzativa.
ATTACCANTI – Fatta eccezione per Dzemaili e Britos, sino ad ora la squadra di Benitez ha segnato solo con gli attaccanti (inserendo nel gruppo anche i trequartisti che operano alle spalle dell’unica punta). Ha segnato (e tanto) Hamsik che è sempre stato un centrocampista offensivo decisamente prolifico (quattro gol in sei partite). E hanno segnato parecchio anche Callejon (tre) e, ovviamente, Higuain (tre). Non è andata male nemmeno a Pandev che nel momento in cui è stato chiamato a sostituire (in campionato perché in Champions le cose sono andate decisamente peggio) l’attaccante argentino, è riuscito a mettere a segno una preziosissima doppietta. E qui finisce il panorama dei goleador. Quelli «professionali» hanno risposto sino ad ora nel migliore dei modi, quelli con vocazioni più «dilettantistiche», tranne le due eccezioni sopra segnalate, sono rimasti un po’ a guardare. C’è stata poca partecipazione alla creazione del bottino collettivo e questo può essere a volte un handicap, soprattutto se non hai un attaccante che in stagione supera il muro delle venti reti (con l’accompagnamento di un altro che si piazza poco al di sotto di quel limite). Le indicazioni del campionato (ovviamente molto relative visto che sono state giocate appena sei partite) da questo punto di vista sono abbastanza univoche.
SEGNALI – Prendiamo la squadra attualmente in vetta, a punteggio pieno: la Roma. Ha portato al gol il maggior numero di giocatori: nove. E nessuno di quei nove può essere considerato un attaccante vero, come Higuain. In sostanza, in rete non sono andati soltanto Castan e Maicon (ma il brasiliano, ad esempio, ha favorito l’autogol di Cacciatore contro il Verona). Benatia, uno stopper, di gol ne ha firmati addirittura due. A parte Ljajic che è una seconda punta e che di reti ne ha fatte tre, tutti gli altri suoi colleghi ricoprono ruoli che non considerano fondamentale l’abilità realizzativa. Balzaretti era da tempo immemore che non segnava; Florenzi di reti ne ha fatte tre ma è un centrocampista offensivo. E poi Gervinho che è un’ala, Strootman, De Rossi, Pjanic; e Totti (uno), più decisivo negli assist. Anche l’Inter ha portato in gol otto giocatori, al pari della Fiorentina (che comunque ha in Giuseppe Rossi il suo miglior realizzatore). Sette in rete ne hanno mandati la Lazio che ha Candreva come suo miglior cannoniere (tre), e il Verona. La sensibilità realizzativa è poco diffusa nella Juventus: solo in sei hanno segnato (Tevez e Vidal su tutti), come il Napoli (una situazione che probabilmente ha qualcosa a che fare con le difficoltà che i bianconeri stanno incontrando in questo avvio di stagione).
MORALE – Le prime sette del campionato sembrano svelare una semplice (ma non ignota) realtà: per essere al vertice non basta avere a disposizione un grande goleador, può tornare utile avere una «rosa» (e un sistema di gioco) composta da giocatori che hanno una qualche dimestichezza con la porta avversaria.
La Redazione
G.D.
Fonte: Corriere dello Sport
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