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La strana sera del Mazzarri furioso

Il tecnico azzurro ha saputo da altri alcuni giudizi poco positivi sul suo Napoli

Qualcosa l’aveva afferrato lui direttamente mentre si tratteneva nel salottino adiacente lo spogliatoio in compagnia di De Laurentiis ed altri amici; qualche altro gli era stato riferito dai suoi collaboratori. E così Mazzarri è corso inviperito davanti alle telecamere delle pay-tv. Per smentire chi aveva osato pochi minuti prima sminuire il valore della vittoria del Napoli, parlando solo di “speculazione calcistica” e non di gioco propositivo; di “contropiede classico” e non di controfughe ben congegnate; di successo dovuto esclusivamente alla “bravura di Cavani” e non dell’intera squadra. Insomma, quei giudizi sommari e superficiali per un successo, ottenuto peraltro a spese di un collega che passa per un maestro di tattica e di gioco totale, avevano provocato in Mazzarri una ribellione interiore difficile da contenere.  «Diamine, neanche stavolta ci sono i meriti di un allenatore e di un gruppo?», «Solo grazie a Cavani che il Napoli avrebbe battuto la Roma? E Cavani chi l’ha reso così forte?», «Perché non sottolineare la bravura del collettivo nell’interpretare la gara? Perché?».  Cercavano di calmarlo in quella sala dove non mancano mai i pasticcini e le torte di Sabatino Sirica, il pasticciere-tifoso di San Giorgio a Cremano. Macché.

LO SFOGO – Mazzarri voleva sfogarsi con quegli opinionisti, tra cui ex colleghi ed ex calciatori, che continuavano ad emettere giudizi frettolosi sulla prestazione del suo Napoli. In particolare con quelli di Mediaset Premium. Ma per comprendere bene la reazione di Mazzarri, bisogna conoscerlo. E per conoscerlo, bisognerebbe frequentarlo durante le ore di lavoro. Il tecnico toscano diventa maniacale nella cura di taluni particolari tattici. Presta attenzione a tutto, anche a come i calciatori seguono le lezioni in sala-video; con quale espressione del viso si presentano agli allenamenti; su come si addestrano durante la settimana. E le ore che avevano preceduto la sfida con la Roma erano state di ulteriore preoccupazione. I risultati del pomeriggio (sconfitte di Inter, Juve, Fiorentina), poi, non avevano fatto altro che accrescere la tensione  «Vuoi vedere che la sosta natalizia tirerà un brutto scherzo anche a noi?».  Mazzarri si confidava con i suoi collaboratori, come usa fare sempre. Poi la sorprendente prestazione sul campo. La schiacciante vittoria con i tre gol di Cavani. Le occasioni sciupate. Ed il tecnico, che alla fine si sarebbe aspettato di ricevere solo complimenti e riconoscimento al lavoro svolto in settimana è stato costretto ad ascoltare tutt’altro. Sembrava come tutto fosse scaturito da mera casualità; dalla capacità di Cavani di far gol; da un atteggiamento esclusivamente speculativo. Ed è andato su tutte le furie. Passando dalla reazione stizzosa, all’ironia: «E vabbé, se per voi è così, vuol dire che avete ragione voi: abbiamo prodotto per caso una marea di palle gol; per caso, Cavani è diventato un bomber così acclamato; per caso, abbiamo messo in difficoltà una Roma fortissima sul piano tecnico; e per caso, non si è sentita la mancanza di un giocatore fondamentale qual è Paolo Cannavaro». 
LA CALMA – Dopo essersi liberato di quel peso, Mazzarri è piombato in sala stampa. Molto più pacato. Tranquillo. Ma ribadendo un concetto che lo accompagna da quando ha iniziato ad allenare: l’importanza del gruppo. «Se a Cavani viene data la possibilità di fare tanti gol, e lui è così bravo a farli, vuol dire che intorno c’è una squadra che lotta e sa creare tante occasioni da rete. Ed io di questo gruppo sono orgoglioso, fiero di poterlo allenare». E per gruppo, Mazzarri comprende chi gioca e chi no, chi lavora in primo piano e chi dietro le quinte, in pratica tutti coloro che si adoperano affinché il Napoli, pur non possedendo mezzi da big, riesce a mettere sotto le big ed anche ad umiliarle in taluni casi.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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