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La Storia: Roma-Napoli vista da Lucca, il mio derby finito male

Dallo scontro a distanza su Skype all'intervento della polizia

Roma-Napoli, questa sfida per me ha un sapore particolare. Ho sempre trovato molti punti in comune tra i napoletani ed i romani, sono molte le cose che ci rendono per alcuni versi simili. Le nostre città sono vicine e secondo me, pur diversamente, sono le due più belle ed affascinanti della nostra penisola. Mi piacerebbe che fossero, città, genti e squadre gemellate, unite ed opposte all’arroganza ed al potere di quella parte del nord che ci disprezza e che invece gode e si avvantaggia nel vederci divisi ed in contrapposizione. Io un segnale in questa direzione l’ho mandato, il 28 dicembre di 12 anni fa, sposando una romana, moderata tifosa di Totti e compagni, ma con due fratelli di sfegatata fede giallorossa. Tra me e loro c’è stato un continuo e fittissimo scambio di messaggi e telefonate, quella appena trascorsa è stata una settimana di autentica passione e l’argomento è stato ovviamente la partita. Sono stato io ad attaccare per primo inviando lunedì mattina il seguente sms ai miei due cognati: “18 ottobre 2013 – Ore 22.30 – Napoli 22, Roma 21…” La replica non si è fatta attendere ed Andrea, il più curvaiolo dei due, mi ha risposto così: “Ho appena parlato cor capitano, a Roma nun se passa”. I giorni seguenti lo scambio di messaggi si è intensificato e il tono è leggermente mutato, è emersa un po’ di tensione e si è più volte sfiorato l’incidente diplomatico. Uno degli ultimi messaggi me lo ha inviato l’altro cognato, Alessandro, e recitava così: “Vorrei proprio vedè a faccia tua quanno segnamo”. Ebbene, proprio questa frase mi ha dato lo spunto per lanciare la proposta, poi accettata dai due, di dar seguito alla nostra rivalità anche durante la partita con un collegamento dalle rispettive case tramite skype. Finalmente arriva il giorno tanto atteso, per organizzare al meglio l’evento non sono andato al lavoro, alle 20.00 è tutto pronto e mezz’ora dopo, come stabilito, mi collego con casa di Alessandro. L’ipad è su un tavolino che si trova proprio davanti al divano, ai cui piedi ho sistemato uno striscione un po’ artigianale, fatto con un rotolone Regina su cui è scritto: “ULTRAS NAPOLI SEZIONE DI LUCCA”, si tratta della prima immagine che vedono da Roma ed i fischi non si fanno attendere. Poco dopo l’inquadratura si sposta su mia figlia e mia moglie, in tenuta da cheerleaders, per un’ esibizione di pochi minuti che scatena le risate ironiche dei miei due cognati che continuano qualche secondo dopo, quando entro in scena indossando la maglia del Napoli, una parrucca bianco azzurra e un bandierone. Dalle risate si passa ai fischi, poi partono dei cori ostili nei miei confronti; ci sarebbero gli estremi per la sospensione immediata del collegamento e la “chiusura del salotto” per le prossime partite. Ecco, ci siamo, le squadre fanno il loro ingresso in campo, a Roma i miei cognati, insieme ai miei nipoti Alessio, Francesco e Camilla che intanto si sono aggiunti, intonano l’inno della Roma, mentre a Lucca, Lorenzo, mio figlio, in piedi su di una sedia a lato del divano, non inquadrato, lascia cadere dei coriandoli. Alcuni secondi dopo rientrano mia figlia e mia moglie con delle stelline di natale accese, la visibilità del mio ipad è offuscata proprio come accade allo stadio quando i tifosi accendono i fumogeni all’ingresso in campo delle squadre. Ma non è finita, lascio scoppiare qualche raudo per creare l’effetto petardo, ma tempo qualche secondo e suonano alla porta: è la mia vicina, si è spaventata in seguito agli scoppi, mia moglie le spiega tutto e la signora, leggermente infastidita, se ne va non prima di aver sentenziato: “Ma il su marito l’è proprio un bischero” cosa della quale si convince del tutto dopo avermi scorto con la parrucca e la bandiera. La partita inizia ed il Napoli appare contratto, nervoso ed impreciso, la Roma non brilla ma gioca meglio, dopo qualche minuto viene inquadrato Maradona mentre prende posto in tribuna, mi emoziono ed istintivamente inizio a cantare: “Ho visto Maradona…ho visto Maradona…uè innamorato so…” I miei cognati sembrano contrapporre al clima tipicamente da curva di casa mia un’atmosfera più rilassata, diciamo da tribuna, anche se alcuni loro commenti sono decisamente da osteria. Sul finire del primo tempo la Roma passa in vantaggio ed i miei cognati si scatenano con urla e cori durante tutto l’intervallo, allora, preso dalla rabbia decido di esporre uno striscione/rotolone Regina su cui ho scritto “Roma brucia”. La partita riprende ed il Napoli sembra partire bene, schiaccia per molti minuti la Roma nella sua metà campo ma non riesce a concretizzare, cosa che invece fa la Roma che segna una seconda volta grazie ad un rigore concesso con molta generosità dall’arbitro. Sono inviperito per la decisione arbitrale e comincio ad urlare e protestare, forse con troppa veemenza, infatti suonano ancora alla porta: questa volta è la polizia. Mia moglie accorre ad aprire, sono due agenti chiamati dalla nostra vicina, entrano, si guardano attorno e sembrano non apprezzare quello che si presenta davanti ai loro occhi, in particolare quando scorgono lo striscione “Roma brucia”. Un atroce dubbio s’insinua in me, dubbio che diventa certezza quando uno dei due chiaramente contrariato esclama: “A stavamo a vedè pure noi a partita”. Sono romani e sono pure inc…ati perché evidentemente contavano di godersi l’incontro fino alla fine. Uno dei due mi apostrofa: “A coso levete sta parrucca e sta maglietta che annamo in centrale”. Sento i miei cognati sghignazzare, saluto mia moglie e miei due bambini e seguo i due agenti che si dirigono verso l’auto. Mi fanno accomodare dietro e quello alla guida prima di mettere in moto, guardandomi dallo specchietto, mi dice: “Mò annamo in caserma e prima de fatte quarche domanda se vedemo la fine della partita…spera che nun segnate…damme retta…te conviene”.

Fabrizio Aloj

 

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